Puerto de Mogan o Puerto Rico? Due piccoli borghi di Gran Canaria da visitare assolutamente

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In genere fare classifiche non mi piace ma è inevitabile che alcuni posti lascino il segno più di altri e quel giorno in cui visitati sia Puerto de Mogan che Puerto Rico fu assolutamente memorabile….

La giornata non era delle migliori e fare una bella escursione fuori da Playa de Ingles era l’ideale, peccato solo che non eravamo gli unici ad aver avuto quest’idea e così prendere il bus con destinazione Puerto de Mogan non fu semplicissimo e lo dico già Puerto de Mogan mi fece battere il cuore da subito, case basse dai colori tenui, fiori rampicanti dai colori sgargianti e dolci montagne a fare da cornice insomma diciamocela, uno di quei luoghi in cui desideri fare mille foto anche agli angoli più anonimi e poi lo shala yoga per me ma quella è un’altra faccenda.

Un paio d’ore sono sufficienti per visitarlo a meno che non si vuole percorrere uno dei sentieri che porta nella parte più alta del paese per godere della vista dall’alto ma noi preferiamo lasciare la terra e prendere il traghetto che ogni giorno fa la spola con un altro paese, super turistico, dell’isola di Gran Canaria Puerto Rico. Il tragitto in barca è incantevole ed a un cero punto l’imbarcazione si ferma in un punto preciso dove tutti iniziano a gridare :DOLPHIN, DOLPHIN….

mi catapulto alla balaustra per vedere ma niente, nessun avvistamento e pensare che la barca si ferma li sempre e butta un pò di pesce perché, a quanto pare, ogni giorno vengono lì a salutare e a prendersi il gradito pesciolino in omaggio ma non quel giorno purtroppo.

Forse la delusione dei delfini o più probabilmente la bellezza di Puerto de Mogan non mi fanno apprezzare Puerto Rico che mi appare un pò finta, un piccolo paese con albergoni a ridosso della roccia alte palme, negozi e tutto il necessario per il vacanziere che alloggia lì, quindi la visita non dura molto il tempo di capire che Puerto Rico perde la gara, si fa per dire e riprendiamo il bus per tornare alla base. Però nonostante la giornata non abbia regalato un sole splendente, non cambierei una virgola e ripeterei tutto uguale magari la prossima volta spero di avvistare uno pinna……

Come arrivare a Nara da Osaka, per visitare uno dei luoghi più belli del Giappone

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La visita alla città di Nara è stata la nostra prima escursione fuori città partendo da Osaka e per farlo abbiamo utilizzato il treno partendo dalla stazione di Namba uno dei cuori nevralgici di Osaka dove arrivano anche i treni dall’aeroporto internazionale, un luogo che sembra più una piccola città che una stazione dei treni. La linea ferroviaria che da Osaka conduce direttamente alla città di Nara è la Kintetsu ed il biglietto costa 570 Yen l’equivalente di circa 5 euro a tratta, il viaggio dura 40 minuti ed ancora una volta come sempre ci è accaduto in Giappone il paesaggio fuori dal finestrino è davvero suggestivo. Se si decide di rientrare nella città di Osaka in giornata consiglio di prendere il treno in mattinata e scegliere un giorno in settimana per evitare la calca di gente che generalmente viene qui durante il fine settimana anche solo per dar da mangiare ai cervi.
Uscendo fuori dalla stazione si trovano le prime indicazioni che segnalano la via per il Kohufukuji Temple un complesso buddista fondato dalla famiglia Fujiwara, gli aristocratici più potenti di tutto il periodo Nara. Il complesso era composto da oltre 150 edifici che oggi non ci sono più ma dei quali ancora oggi ne restano molti dal grande valore storico , come la pagoda che si sviluppa su cinque piani e che resta la seconda realizzata in legno più alta di tutto il Giappone. La pagoda, oltre ai cervi, è sicuramente un simbolo della città oltre che un punto di riferimento non può essere visitata all’interno ma accedendo al parco adiacente a questo complesso buddista si ha la possibilità di ammirare l’architettura che la caratterizza. L’ingresso al parco di Kohufukji è gratuito mentre con un biglietto di 300 Yen si può accedere alla Sala D’oro centrale. Il museo di Kohufukji invece necessità di un ulteriore biglietto pari a 700 yen.
Ma se il complesso di Kohufukuji ci lascia percepire ben distintamente la bellezza monumentale della città di Nara e l’indiscusso potere della città è al Tempio di Todaiji che bisogna giungere per rimanere senza molto da dire e non solo perché questo è il tempio realizzato in legno più grande del Giappone ed ospita una delle statue in bronzo del Buddha presenti in Giappone ma anche perché il giardino che lo circonda è un dedalo di piccoli sentieri nei quali si nascondono ancora piccoli angoli di misticismo del tutto o quasi ignorati dai turisti ma che per me hanno rappresentato l’aspetto più intimo e bello del Giappone.
Oggi il tempio di Kohufukuji nonostante le sue notevoli dimensioni è stato negli anni ridimensionato rispetto al suo aspetto originale ed oltre alla grande statua di Buddha rappresentato seduto con un’altezza di 15 metri, si possono osservare altre statue legate alla spiritualità buddista e non meno importante visibile già sulla strada che conduce all’ingresso principale la Porta di Nandaimon, un grande cancello in legno con la rappresentazione di due animali feroci a far da custodi. L’aerea in cui si sviluppa il tempio è molto estesa e il biglietto si paga solo per accedere alla sala dove si trova il Buddha, il costo del biglietto è di 1000 yen per adulti e 600 per i piccoli. Senza necessità di biglietto ma in assoluto il mio posto preferito di Nara è il Tamukeyama Shrine inserito proprio lungo il percorso canonico che i turisti ed i cervi fanno per arrivare al Todaij praticamente a sinistra dell’ingresso, molto appartato questo tempio shintoista è quasi sempre snobbato dai visitatori e di conseguenza si possono trovare momenti di assoluta quiete dove ci si può immergere nella calma. Questo piccolo angolo di pace non è molto pubblicizzato a Nara e mi viene da dire per fortuna perché si possono vedere uccelli e scoiattoli che volteggiano fra le gli alberi o giapponesi immersi nella preghiera a simbolo di un Giappone autentico che ancora sopravvive nonostante la folle corsa del mondo verso il potere incondizionato, quindi assolutamente da visitare insieme a quei birbanti e irriverenti abitanti a quattro zampe di NARA.

Passeggiando per Bressanone la città più antica del Tirolo

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Se in un luogo posso trovare storia, passeggiate tra antiche viuzze e una natura da perdere il fiato allora questo è il posto che fa per me come proprio lo è la città di Bressanone la più antica del Tirolo, un gioiello incastrato in una valle maestosa con il fiume Isarco ad attraversarla e la cima della Plose a far da guardiana.
Bressanone fu fondata nel 901 il vescovo qui ebbe la sua sede per diversi anni e furono tanti gli imperatori che durante i loro viaggi verso Roma si fermarono qui. Arte antica e contemporanea si fondono e se camminando lungo il fiume per intraprendere i vari sentieri che si dipanano intorno alla città si ha la sensazione di quanto la natura sia prorompente è nel centro storico che si respira un’aria assolutamente vacanziera, con tutti i localini caratteristici dove fare aperitivo a base di buon vino locale oppure i negozietti dove fare incetta di speck o altri prodotti d’eccellenza.
Bressanone è frequentata dai turisti praticamente tutto l’anno molti di essi provengono da Austria e Germania che qui praticamente si sentono a casa visto che, a Bressanone come nel resto dell’Alto Adige, si parla tedesco praticamente ovunque ed ogni insegna ha il suo corrispettivo in lingua, questo a causa dell’occupazione austriaca del territorio fino alla prima guerra mondiale.
Architettonicamente il simbolo di Bressanone è il Duomo e si raggiunge con facilità da ogni angolo del centro storico che è di dimensioni ridotte ma nel quale è meraviglioso intrattenersi in qualsiasi momento del giorno e anche della sera. Di arte ecclesiastica il Duomo di Bressanone possiede due torri anteriori che risalgono al 980, maestose e particolarmente scenografiche la cui sagoma è ben riconoscibile anche quando si intraprendono dei sentieri a piedi salendo lungo la valle che circonda la città. Internamente il Duomo ha una decorazione a soffitto che ricopre ben 250 mq tutte ad opera di Paul Troger mentre l’altare maggiore è stato realizzato da Theodor Benedetti, altrettanto di pregio i marmi con i quali sono decorati gli interni che rendono straordinariamente bella questa chiesa. Se si è appassionati di pittura sicuramente una sosta la merita il Chiostro un edificio di età romanica annesso alla cattedrale all’interno del quale si possono ammirare affreschi di età tardogotica nel periodo che va dal 1390 al 1500.
Bressanone è una località molto apprezzata durante il periodo natalizio durante il quale tutto il centro si abbellisce a festa con l’allestimento dei mercatini e per rimanere in tema natalizio anche fuori stagione consigliata è la visita al Museo Diocesano all’interno del Palazzo Vescovile, un prezioso edificio vescovile all’interno del quale è custodita una collezione di presepi. Il cortile interno con le facciate barocche ed il vecchio arco d’accesso ne fanno uno dei luogi più suggestivi dell’Alto Adige.Originale anche il Museo della Farmacia la Wnderkammer che espone oggetti che anno contribuito alla realizzazione farmaceutica in un lasso di tempo pari a 400 anni.
Tutte le passeggiate nei centri cittadini interessanti dovrebbero almeno includere una tappa culinaria che non sia necessariamente la sosta al ristorante per pranzo e cena ma anche solamente l’acquisto del pane tipico se esiste o di qualsiasi altra cosa possa diventare un cibo da passeggio o ancora meglio il cibo da prendere portare via e consumare in uno di quei posti alchemici(come li chiamo io) che vado sempre a cercare in qualsiasi luogo io visiti e che quasi sempre, cercando bene, mi riesce di trovare. A Bressanone di questo tipo di luoghi ce ne sono una miriade basta anche solo spostarsi lungo le sponde del fiume Isarco per trovare un angolo di pace o tranquillità e se poi piove pazienza almeno si potrà dire di averci provato. Ovviamente a Bressanone come nel resto dell’Alto Adige una delle eccellenze culinarie della zona è lo strudel di mele che ho scoperto proprio qui essere realizzato non solo con la canonica pasta sfoglia come prevede la ricetta originale ma anche con la frolla, entrambe le versioni sono appetitose che mi riprometto di rielaborare in versione vegana per alleggerire il carico di burro, buonissimo chiaramente ma che non si sposa perfettamente con il regime alimentare che ho negli ultimi anni per ragioni salutari. Il posto migliore dove trovare ottimo strudel nelle due versioni disponibile anche in una bella confezione take away da regalare a parenti è amici è la Casa dello Strudel in via Ponte Aquila 14, il negozietto è molto piccolo in realtà è un forno dove si possono comprare anche altri dolci e pane locale non è aperto la domenica e ogni giorno chiude alle 18 ma resta una tappa obbligata quando si visita Bressanone, indipendentemente che sia sfoglia o frolla la pasta dello strudel all’interno si i pezzetti di mela si mescolano alle noci e si distingue il profumo della cannella regalando al palato una vera esplosione di gusto che mi fa venire una voglia di tornare lì proprio adesso mentre scrivo e rivivo tutte le magiche sensazioni che ha saputo regalarmi Bressanone.

I CERBIATTI DI NARA

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Vuoi essere ad Osaka e non andare a visitare Nara ed i suoi cerbiatti? Assolutamente impensabile! La città di Nara un tempo era la capitale del Giappone ed infatti qui si trovano alcuni dei templi più significativi di tutto il paese, ma diciamoci la verità i cerbiatti sono diventati la vera attrazione cittadina e non è un caso che appena giunti alla stazione ferroviaria di Nara una bella gigantografia dei suoi abitanti a 4 zampe appare difronte ai nostri occhi con accanto piccolo angolo fotografico, generalmente dedicato forse ai bambini, dove immortalarsi con cerbiatto finto al seguito. Ma non si dovrà fare molta strada a piedi per incontrare il primo di una lunga serie di cervi che se ne va a spasso libero per la città a caccia ormai di biscotti, quelli che venditori ambulanti e negozi vendono abitualmente ai turisti per sfamare, si fa per dire. Queste simpatiche creature, che nel frattempo, sono diventate sempre più ingorde di biscotti, tanto da essere ben predisposte all’inseguimento appena sentono il rumore di qualche sacchetto che si apre. Intendiamoci non sono belve feroci fare la loro conoscenza e spupazzarseli un pochino è davvero una gioia ma vi consiglio di evitare tali avvicinamenti proprio nei pressi dei siti turistici più frequentati dove sono ormai troppo abituati alla presenza umana e possono diventare molesti. Noi il nostro “momento cerbiatto” l’abbiamo trovato all’interno di un sottopassaggio dove abbiamo trovato riparo, mentre una pioggia intermittente si abbatteva sulle nostre teste.


GROTTAMMARE IL BORGO INCASATO

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A solo un’ora di treno dalla città di Ancona si trova un piccolo borgo, praticamente incastrato su una montagna, il cui nome è Grottammare e dal quale sono sempre stata attratta da quando percorrevo in macchina l’autostrada A14 da Bologna in direzione Puglia, mia terra d’origine. Poi con il tempo la mia profonda avversione per le automobili mi ha sempre fatto preferire i viaggi in treno e tutte le volte che il treno sfrecciava lungo i binari, all’altezza proprio di Grottammare, mi veniva in mente che ancora non avevo avuto la possibilità di visitare quel piccolo borgo in altura che nel frattempo era anche stato inserito nella lista di quelli più belli d’Italia. Premetto che con gli anni la mia passione per i borghi, di cui l’Italia insieme alla Francia detiene il primato in Europa e forse nel mondo, è diventata sempre più forte tanto da farmi destinare interi fine settimana o anche più giorni alla loro scoperta. Così anche a causa della pandemia ho ripreso in mano vecchi progetti incompiuti tra i quali anche quello di andare alla scoperta di Grottammare.
Grottammare si divide in due zone ben distinte, la prima quella alla quale si arriva velocemente dalla stazione dei treni, la cosiddetta Grottammare bassa, affacciata sul Mar Adriatico che mostra tutti i connotati di una perfetta località di villeggiatura. Lunga spiaggia di sabbia, un mare pulito che degrada dolcemente, una piccola zona pedonale e un bel lungo mare con hotel e ristoranti, insomma un posto perfetto per le famiglie che cercano una spiaggia ideale per la balneazione dei piccini e qualche locale per mangiare e rilassarsi. La seconda zona di Grottammare ed anche il motivo che mi ha spinto qui, è Grottammare alta meglio conosciuto come il Vecchio Incasato, ovvero la parte storica di Grottammare, quella grazie alla quale si è aggiudicato l’inserimento nella lista dei borghi più belli d’Italia.
Seguendo le indicazioni per il borgo storico si arriva agli inizi di via Sant’Agostino attraverso la quale si va in cima. Il primo edificio lungo la via che richiama la nostra attenzione è Villa Azzolino questa struttura fu costruita come luogo di riposo e di ozi letterari risalente al XVII secolo è uno degli edifici piceni ad aver conservato il suo aspetto originario. La villa era circondata da un grande giardino e da due depandances, una delle quali veniva spesso utilizzata per ospitare lo scultore della zona Pericle Fazzini. La villa è stata la sede delle riunioni dell’Accademia degli Arcadi del Tesino fondata dallo stesso cardinale Decio Azzolino che aveva edificato la villa, secondo la cronaca furono molti i personaggi illustri che avevano alloggiato nella villa come Cristina di Svezia e Girolamo Bonaparte, fratello di Napoleone.
Altro punto meritevole di sosta prima di arrivare alla sommità del colle dove si trova il cuore storico di Grottammare, è consigliabile fare una sosta nella piccola chiesa di Sant’ Agostino risalente al XVI secolo. La chiesa fu fatta costruire dai padri agostiniani e conclusa nel 1517. La facciata della chiesa ha il tetto a spioventi e l’abside si trova all’esterno, accanto ad esso si trova il campanile mozzato. Il suo interno è composto da una navata unica e sull’altare maggiore si trovano due dipinti interessanti uno raffigurante una Pietà, l’altro le Anime Purganti.
Quando si raggiunge la cima di Grottammare ci si ritrova sulla bella Piazza Peretti circondata da case e palazzi interamente costruiti in sasso, tra i quali spicca la chiesa di San Giovanni e il Teatro dell’Arancio, quest’ultimo fa parte dei 73 teatri storici delle Marche di cui 16 solo nella provincia di Ascoli Piceno, in questa zona i teatri venivano costruiti da famiglie illustri con la partecipazione di enti istituzionali. Il Teatro dell’arancio fu costruito sulla base di un edificio più antico e del quale furono conservate le sei arcate su bassi rilievi dalle quale oggi si può ammirare il bellissimo panorama sottostante su tutto il litorale adriatico, uno degli scorci di Grottammare antica più famosi ed anche più fotografati dai visitatori che arrivano prevalentemente durante il periodo storico e durante il fine settimana quando in molti approfittano per fare un pranzo o un semplice aperitivo presso i piccoli locali che animano il centro e che allestiscono i tavolini all’esterno. Non sono tanti i locali a Grottammare alta ma per fortuna ben inseriti nel contesto storico talvolta più suggestivi che allettanti dal punto di vista culinario, in Piazza Peretti ad esempio ci sono un paio di piccole osterie che propongono un bicchiere di vino o bevanda con un tagliere di formaggi e salumi al costo di 15 euro, quei posti forse un pò troppo legati all’atmosfera e alla richiesta turistica dai quali quasi sempre decidiamo di fuggire. Per concludere il giro di Grottammare Alta ci si può inoltrare tra i piccoli vicoli della zona dove ancora vivono diversi anziani che spesso si siedono fuori dalle loro abitazione e che sono sempre ben disposti a sorridere e scambiare qualche parola con i forestieri. La parte più alta di questo borgo è quella dove un tempo sorgeva il Castello e di cui ancora oggi si possono vedere i resti ed è proprio scarpinando fino alla cima che mi affaccio proprio sul punto preciso sotto al quale passa l’autostrada, quello che per tante volte mi aveva fatto desiderare di visitare questo grazioso paesino.
Alloggiare a Grottammare in primavera o nel periodo estivo è ideale anche solo per qualche giorno soprattutto per chi vuole godersi la tranquillità e fare lunghe passeggiate sulla spiaggia che è affiancata ad una bellissima pista ciclabile che la collega sia con Cupra Marittima che con la famosa San Benedetto del Tronto. Gli hotel di Grottammare sono distribuiti prevalentemente lungo la costa anche se si possono trovare graziose sistemazioni anche nella parte antica, scelta che però sconsiglio visto l’esiguo numero di ristoranti presenti e per evitare tutte le volte di fare su e giù per la salita che permette l’accesso alla parte alta. La zona mare è ben fornita di supermercati e negozi indispensabili durante una vacanza, si possono eventualmente scegliere hotel che offrono un servizio di pasti inclusi come l’hotel Perla Preziosa in via Mediterraneo dove abbiamo alloggiato per 50 euro in un’ampia camera doppia con balcone vista mare con inclusa colazione, in alternativa si può anche optare per la mezza pensione o addirittura per il tutto incluso.
La gastronomia marchigiana si vanta anch’essa come il resto d’Italia di piatti molto famosi a base di fritti, tra cui le celebri olive ascolane e molto altro ancora, il nostro posto del cuore durante la permanenza a Grottammare è stato il ristorante Focolare in via Bernini 29, distante meno di dieci minuti dalla zona di mare, quella più turistica, frequentato prevalentemente da gente del posto o lavoratori che a mezzogiorno si fermano per mangiare i piatti più classici della tradizione, particolarmente indicato anche per chi è vegetariano come me, ottimo l’antipasto a base di verdure a base di verdure cotte e fritte accompagnate con pane casereccio, di buona qualità anche la pizza e i prezzi davvero convenienti per gustare una cucina che forse non ha una cornice affascinante come quella che si trova in Grottammare Alta ma che ha tanto della genuinità della tradizione locale.

IN VIAGGIO CON LA BICICLETTA: DA GROTTAMMARE A SAN BENEDETTO DEL TRONTO

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Camminare, camminare, camminare! Sicuramente è stata la svolta netta che ho dato alla mia vita da quando ormai lo yoga si è radicato dentro di me ma è da qualche tempo che ovunque io vada in giro, ovunque sia il tipo di viaggio scelto, sia io in un’affollata di città avveniristica o tra le antiche mura di un borgo sento sempre la necessità di staccarmi dall’uomo immergendomi nella natura ed è quindi così che sempre più spesso cerco di percorrere piste ciclabili o percorsi pedonali che diventino esse stesse il viaggio. Così che spinta dal desiderio di coniugare camminate e scoperta ho deciso di spostarmi nella provincia di Ascoli Piceno per percorrere la pista ciclabile della Riviera delle Palme, un percorso che va da strade più grandi e trafficate a tratti dove si è quasi a pelo d’acqua.Questa pista ciclo pedonale percorre circa 16 chilometri,partendo dalla piccola cittadina di Cupra Marittima fino alla famosa San Benedetto del Tronto, famosa appunto, per le palme, comune denominatore di tutto questo tratto di costa che nel corso del tempo si abbellito sempre di più di questo bellissimo albero.

Partendo un sabato mattina direttamente da Ancona, capoluogo marchigiano, in meno di un’ora di treno sono arrivata alla prima tappa della nostra 3 giorni di camminata itinerante ovvero la piccola Cupra Marittima, una località costiera di poco più di 5000 abitanti che ha alle sue spalle un piccolo e grazioso borgo con la sua rocca antica. La spiaggia sabbiosa è ideale per i bambini così come lo è tutto l’intero tratto ciclabile pedonale poiché del tutto pianeggiante da percorrere anche solo per una breve passeggiata serale. L’offerta turistica non è eccessiva ma si può trovare tutto il necessario per trascorrere una vacanza all’insegna della tranquillità, carina anche la zona della pineta dove le spiagge sono ancora selvagge e un misto di sabbia e ghiaia.

Dalla stazione dei treni di Cupra Marittima, dopo aver fatto un giro veloce nel piccolo paesino, imbocchiamo il lungomare in direzione sud e più precisamente Grottammare, un piccolo borgo che da diverso tempo ero desiderosa di vedere considerato uno dei più belli d’Italia. Il percorso a piedi tra i due paesi è di circa 6 chilometri che facciamo in poco più di un’ora, tra una sosta e l’altra, per godere delle vista del mare, una bellissima costante per tutto il percorso fino a San Benedetto del Tronto. Arrivati a Grottammare nel pomeriggio andiamo subito alla ricerca del nostro hotel base per una notte in questa piccola cittadina. Non dobbiamo allontanarci di molto dalla zona costiera, la Perla Preziosa Hotel, rimane praticamente a pochi passi dal mare e dal balcone della nostra camera si gode di una bella vista su di essa e per 50 euro a notte inclusa la colazione, non possiamo chiedere nulla di meglio, ancor più se penso già alla pratica di yoga dell’alba successiva con la pungente brezza marina di inizio primavera ad accarezzarmi la pelle del viso.

Grottammare si divide in zona bassa, quella costiera dove alloggiamo e la parte alta dove risiede il cuore storico della città, il borgo italiano che ha meritato l’iscrizione fra quelli più belli d’Italia ed in effetti è molto carino anche se devo ammettere non il più bello che io abbia visto fin ora a spasso per l’Italia ma sicuramente da vedere assolutamente se si pianifica una vacanza in zona.

Il giorno dopo, rifatta ancora una bella passeggiata per Grottammare riprendiamo la strada costiera ancora in direzione sud per l’ultima tappa del nostro viaggio on the road, la tanto nominata San benedetto del Tronto, una cittadina che rispetto alle altre due viste fino a quel momento è molto più estesa e non basata solo sul turismo come le altre due ma che ha il deciso di mantenere molti spazi verdi per tutti i suoi abitanti e per i visitatori che ogni anno sono sempre tantissimi. Il suo lungomare è molto famoso proprio per le sue palme e per i parchi verdi che lo caratterizzano, un posto bellissimo insomma se si vuole rilassarsi nella natura senza rinunciare a nessun servizio e divertimento, qui infatti ci sono locali d’intrattenimento, ristoranti per ogni gusto e negozi di ogni genere. La distanza da percorrere a piedi da Grottammare a San Benedetto del Tronto è sempre di poco più di un’ora ed il tratto è particolarmente suggestivo. Gli hotel a San Benedetto del Tronto di certo non mancano anche se i prezzi per le sistemazioni più vicine al lungomare sono leggermente più cari rispetto a quelli di Grottammare ma ugualmente accessibili, noi per comodità abbiamo scelto l’hotel Centrale a 5 minuti dalla stazione dei treni e dall’area pedonale, una camera doppia con colazione in una struttura molto semplice al costo di 70 euro a notte, una posizione congeniale praticamente per tutto e ideale per chi come noi il giorno dopo ritorna a casa in treno. San benedetto del Tronto è una città grande e quindi qui si fermano non solo treni regionali ma anche intercity e altri treni veloci in direzione sud o nord Italia, quindi assolutamente comodo per chiunque decida di trascorrere qualche giorno nella riviera delle Palme.

TIMISOARA UNA PERLA RUMENA

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La mia prima volta in Romania fu per visitare la capitale Bucarest e devo ammettere che a distanza di anni l’idea di ritornare in Romania mi stuzzicava non poco.
Anche la Romania, come molti degli stati europei dell’est, sta diventando sempre di più una meta turistica di non poco conto, la vita è ancora ancorata ai ritmi del passato soprattutto nei piccoli centri appena fuori dalle città, mentre le città sono sempre più fiorenti e con una propensione all’espansione, i giovani aumentano e così pure le infrastrutture si fanno più efficienti.
La compagnia aerea Wizz Air ormai da anni devo dire con una buona qualità del servizio offerto sta aprendo sempre più varchi verso l’Europa dell’est e con pochi soldi si riescono a scovare tariffe interessanti verso città ancor poco conosciute turisticamente. Un biglietto aereo di poco più di 50 euro tra andata e ritorno in un freddo sabato di fine gennaio partiamo da Milano verso la città rumena di Timisoara che ci accoglie con un tiepido solo invernale e per fortuna senza pioggia. Si sa che in Romania il clima in inverno è assai rigido e secco e questo mi fa ben sperare in un incontro fortuito con la neve che però non si farà mai vedere durante la mia settimana di permanenza in città ed anzi a dispetto di ogni previsione il sole sarà quasi sempre una costante della nostra sosta in terra rumena e dintorni.
Lo scalo di Timisoara è molto piccolo e il controllo dei documenti una procedura che richiede un pò di pazienza visto che generalmente i voli provenienti dall’Italia sono sempre molto affollati, scoprirò solo successivamente che a Timisoara ci vivono molti italiani, soprattutto veneti che hanno spostato qui molte delle loro attività industriali, inoltre faccio la conoscenza di diversi studenti della facoltà di medicina che mi raccontano di quanto sia in Romania sia più semplice entrare nella facoltà di medicina e prendere la specializzazione rispetto all’Italia senza per questo rinunciare ad una buona preparazione, e così in poco tempo mi rendo conto che anche qui a Timisoara si trova una numerosa comunità di italiani e non è quindi un caso che siano molti i locali a parlare la lingua italiana.
Terminate le formalità d’ingresso in Romania siamo pronti per raggiungere il centro città collegato allo scalo da un bus più precisamente il numero E4 la cui fermata si trova appena fuori dell’area arrivi. Il biglietto si può fare a bordo pagando solo con carta di credito oppure il mio consiglio è quello di acquistare qualche biglietto in più direttamente in aeroporto soprattutto se si ha in mente di utilizzare spesso i mezzi, il costo è di 0.50 centesimi e nonostante le corse non siano così frequenti il servizio con lo scalo è garantito a ridosso dell’orario dei voli in partenza o arrivo.
Il bus dall’aeroporto al centro termina la sua corsa alla fermata Bastion dalla quale si raggiunge in pochi minuti a piedi il centro città sempre buona norma è far riferimento all’autista che saprà indicarvi dove sia meglio scendere in base alla vostra destinazione. Gli hotel in centro o nella zona universitaria, dove consiglio assolutamente di alloggiare, hanno costi molto accessibili a partire dai 40 euro per camera doppia inclusa colazione completa.
La città di Timisoara si gira facilmente a piedi perlomeno il centro storico e si possono usare i bus per spostarsi nei dintorni visitando ad esempio Banat, un parco poco distante da Timisoara dove è stato ricostruito in maniera abbastanza fedele un antico villaggio rumeno, un posto assolutamente imperdibile.
Scegliere di passare una settimana a Timisoara può sembrare tanto tempo ma al contrario il tempo sembra appena sufficiente soprattutto se si prende gusto a passeggiare tutte le sere tra i vicoli molto spartani delle zona industriale dove ci sono piccoli supermercati, ristoranti dove mangiare bene e tanto spendendo poco e piccole caffetterie e pub dove già dal tramonto si raduna una vivace folla di studenti con i quali è anche molto divertente fare amicizia. Molti turisti arrivano a Timisoara anche per fare acquisti a prezzi ridotti nei molti centri commerciali della zona soprattutto durante il periodo dei saldi oppure attività di non poco conto fare bellissime passeggiate nei parchi cittadini o lungo il fiume Bega per vivere la natura.
Timisoara è una cittadina raccolta che si gira un paio di giorni ma nella quale ci si intrattiene piacevolmente anche per diversi giorni complici anche il costo della vita inferiore rispetto all’Italia che permette di concedersi una bella cena in ristorante mangiando molto bene e spendendo il giusto, soprattutto nella zona univerrsitaria, chiamata Complex dove risiedono gli studenti, molti dei quali italaiani che studiano medicina, la sera questo quartiere si riempie di allegria chiassosa ma quasi mai molesta dei ragazzi che cercano qualche ora di distacco dallo studio.
Il centro di Timisoara è delineato da ciò che resta delle mura che un tempo circondavano la città i cosiddetti Bastioni, dei quali si possono ammirare alcuni resti restaurati e conservati discretamente. Il simbolo più importante della città di Timisoara è sicuramente la Cattedrale Ortodossa, un bell’esempio di architettura religiosa affacciato sulla grande Platia Libertate dove si trovano diversi negozi, alcuni appartenenti ai brand commerciali più diffusi al mondo, intervallati dalle immancabili panetterie dove comprare sempre qualche dolcetto di pasta sfoglia, qui tanto diffuso nella tradizione dolciaria della Romania.
Timisoara è definita la piccola Vienna rumena e se pur un pochino azzardato il paragone in alcuni edifici della città si possono trovare delle somiglianze come nella Cattedrale di San Giorgio in Piazza Uniri, purtroppo chiusa per lavori di ristrutturazione durante la mia permanenza in città. Questa piazza è deliziosa e a differenza di Platia Libertate non presenta palazzi in stile sovietico, qui il fascino delle note viennesi è in effetti percepibile.
Ma se Timisoara ha un centro raccolto che si gira facilmente in poco tempo sono le passeggiate tra i suoi parchi che permettono di passare ore ed ore in spensieratezza e soprattutto in contatto con la natura, come il Parco delle Rose affacciato al fiume Bega che scorre lungo la città, i fiori che lo compongono sono bellissimi e il roseto dà l’idea di essere davvero curato ed imperdibile se si capita a Timisoara in estate ma devo dire che anche in inverno è piacevole passeggiare al parco in modo particolare la domenica mattina quando si trova qualche simpatico signore di mezza età intento a pescare qualcosa.
Ultima imperdibile attrazione se si capita a Timisoara è la visita al villaggio di Banat raggiungibile dal centro cittadino al costo di 0.5 centesimi, meglio procurarsi i biglietti in anticipo se non si dispone di carta di credito per pagare il titolo a bordo.
Il villaggio rappresenta una perfetta riproduzione di come poteva essere in passato quando le attività principali degli abitanti erano legati alla dura vita dei campi, unico neo di questo tempo fuori dal tempo al quale si accede con un biglietto di pochi euro, è la fabbrica praticamente attaccata ad esso un puzzolente casermone che produce non so bene che cosa.
Insomma Timisoara è il posto perfetto per un fine settimana o una vacanza più lunga all’insegna della calma e del brio di queste città emergenti che reclamano a gran voce il loro posto in Europa.

Carpi: passeggiata nella patria dell’aceto balsamico

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Quando decido di pianificare uno dei mie viaggi, lungo o corto che sia, parto sempre alla vecchia maniera ovvero aprendo l’atlante. Certo ai tempi d’oggi in cui il web è ormai lo strumento fondamentale per compiere qualsiasi ricerca viene strano pensare che uno possa partire da questo punto ma è assolutamente vero, di atlanti ne ho diversi ed uno in particolare piccolo e maneggevole è situato in quell’angolo della casa dove tutti noi chiediamo privacy e tranquillità necessarie per espletare compiti fisiologici:)
Così partendo dall’atlante, per poi passare al sito di Trenitalia, mi sono imbattuta in una città del modenese di nome Carpi che si trova a circa un’ora di treno da Mantova che sarebbe stata la meta principale del mio viaggio. Il nome di Carpi mi aveva incuriosito perché mi riportava alla mente una mia conoscente, ormai persa di vista che abitava proprio lì, così qui arriva il web e la documentazione su Carpi una cittadina neppure tanto piccola nella provincia di Modena che dopo tanti anni di vita a Bologna non avevo ancora avuto il piacere di visitare.

Da Bologna in treno è necessario un cambio nella città di Modena per raggiungere Carpi ma le corse sono molto frequenti e il tempo di percorrenza è di circa 15 minuti ad un costo di 2.20 euro.
Essendo la sera di un venerdì ci fermiamo a dormire nel confortevole Hotel Touring, una struttura a pochi passi dalla stazione dei treni, utilizzata soprattutto da lavoratori che si fermano in zona per affari, poiché il modenese non è famoso solo per il suo aceto balsamico, eccellenza locale, ma anche per le sue tante e svariate industrie. La struttura ha annesso un ottimo ristorante dove si può cenare con piatti di qualità e rilassarsi in un ambiente pensato proprio per chi cerca relax. Le camere sono dotate di ogni confort e la colazione del mattino è a base di prodotti eccezionali ed anche biologici, cosa non molto scontata neppure per le strutture più eleganti.
Il sabato mattina lasciato l’hotel iniziamo subito il nostro giro turistico prima di spostarci nel pomeriggio verso Mantova. Carpi si visita velocemente in una mezza giornata o poco più se si vuole visitare qualche museo. La Piazza Principale di Carpi è la spaziosissima Piazza dei Martiri diventata il punto nevralgico della vita sociale ed economica della città, non è un caso che il sabato mattina qui si svolga il mercato settimanale che devo essere sincera mi rovinano un pò gli scatti fotografici e soprattutto la prospettiva dello spazio reale a causa proprio della presenza delle bancarelle in fila. A delimitare la piazza c’è il Palazzo dei Pio articolata e possente dimora signorile. Il simbolo religioso della città di Carpi è senza dubbio la Cattedrale di Santa Maria Assunta la cui costruzione risale intorno al 1500 per poi essere consacrata nel 1791, una bella chiesa la cui pianta e architettura è in stile rinascimentale. Sempre partendo da Piazza dei Martiri parte un Portico Lungo che conduce a sud dal Teatro Comunale fino a Palazzo Scacchetti, oggi sede del Municipio.
Appena fuori dalla centralissima Piazza dei Martiri si possono raggiungere altri importanti monumenti come la Pieve di S. Maria in Castello, soprannominata La Sagra in stile romanico e la chiesa rinascimentale di San Nicolò. Molto interessante e trovata praticamente per caso la chiesa Convento di Santa Chiara, in Corso Manfredi Fanti 29, la sua facciata del seicento venne modificata nella prima metà dell’Ottocento da Claudio Rossi. L’interno è suddiviso in due zone una esterna pubblica e l’altra interna che mantiene ancora oggi l’aspetto originario del tardo XV secolo. Dalla zona in corrispondenza del coro si accede ad un’area cortiliva molto suggestiva dove si trova anche il chiostro e al lato anche il campanile di struttura quattrocentesca.
Anche i musei a Carpi non mancano come il Museo della Città e l’Archivio Storico Comunale visitabili, almeno nel periodo di pandemia solo con prenotazione. Altrettanto interessante è la Biblioteca multimediale Arturo Loria.
Prima di lasciare Carpi e sulla strada della chiesa di Santa Chiara, in via Corso Fantini Manfredo consiglio una sosta al piccolo forno De Caroli che oltre a vendere diversi prodotti locali produce un pane di qualità e ovviamente non si possono non comprare delle crocette appena sfornate, il tipico pane dalla forma simile a una croce che diventa praticamente un pane da passeggio da mangiare a piccoli pezzi sulla strada del ritorno pronti a dirigersi verso nuove mete ma contenti di essersi fermati in una piacevole e tranquilla città come Carpi.

ISOLA DI JEJU: in bus a caccia di cascate in una delle 7 meraviglie del mondo naturale

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L’isola di Jeju in Corea del sud  è ideale per gli appassionati di trekking che qui possono trovare sentieri per ogni livello di difficoltà. Partendo proprio da Jeju city,la città più grande dell’isola, si può seguire la costa con la sua strada circolare che percorre tutto il perimetro dell’isola, o spingersi verso l’inverno arrivando sul monte Halla, un vulcano la cui cima è la più alta di tutto lo stato coreano.
Ma non si deve necessariamente fare troppa strada a piedi per essere gratificati dalla bellezza naturale di Jeju e scegliere di onorare,oltre alla terra anche l’acqua, un altro elemento naturale di questo posto che si può ammirare grazie al tour delle cascate effettuabile con il fai da te partendo da Jeju City ed utilizzando i bus locali.
La soluzione in bus per arrivare alle cascate di Cheonjeyeon è abbastanza fattibile ma è bene seguire alcune accortezze ed essere certi di salire sul bus giusto. L’ostacolo della lingua è molto grande in Corea del Sud soprattutto nei centri meno turistici e sull’isola di Jeju dove il flusso dei visitatori è prevalentemente di origine coreana o giapponese e in inverno non si vedono quasi per niente turisti occidentali e quindi riuscire a comunicare è davvero difficile ma si trova sempre qualcuno che magari supportato da un traduttore elettronico sarò in grado di aiutarvi ma certamente la barriera linguistica rappresenta un impiego di tempo maggiore qualsiasi volta ci si sposti con i mezzi però infondo è questa la vera avventura che permette di conoscere meglio un luogo.
Partendo dalla stazione dei bus di Jeju City, situata nella downtown della città, basta prendere il bus numero 281 per Seowipo, la seconda città in ordine di grandezza dell’isola e quella più fiorente dal punto di vista turistico con la maggiore concentrazione di hotel dove buona parte dei visitatori che arrivano sull’isola scelgono soggiornare. Il costo del biglietto per il bus è di 1200 won meno di un euro, il tragitto dura un’ora e mezza e le corse giornaliere sono molteplici. Per la fermata non ci si può sbagliare perché bisogna arrivare alla stazione dei bus di Seowipo che è anche il capolinea. Il problema si pone appena scesi dal bus perché dopo un primo momento di smarrimento in cui nessun autista sapeva indicarci la soluzione bus più rapida per arrivarci visto che le cascate sono a pochi chilometri da qui ci siamo rivolti al piccolo ufficio all’interno della stazione stessa che in realtà sembrava più un negozio di souvenir dove abbiamo trovato una ragazza davvero gentile che,con  non poche difficoltà con l’inglese,ci ha indicato non solo la soluzione bus corretta per arrivarci ma anche scritto su di un foglio il nome in coreano da mostrare al conducente per scendere nel punto giusto.
Sotto suo suggerimento siamo usciti dalla stazione ed abbiamo attraversato la strada e girato a destra per trovare la fermata del bus 202 che passa altrettanto frequentemente e che in dieci minuti arriva a fermarsi proprio davanti all’ingresso delle cascate Cheonjeyeon.
L’ingresso per vedere questi tre salti d’acqua è di 2500 metri il sito è molto ben tenuto e vale assolutamente la pena arrivarci, non bisogna aspettarsi la spettacolarità di altre cascate nel mondo, come ad esempio Niagara ma è comunque un’escursione che regala emozioni.
Il percorso per vedere tutte le cascate è ben segnato e non c’è il rischio di perdere qualcosa, il primo salto che si trova è visibile solo durante la stagione delle piogge ma la natura che la circonda offre un paesaggio gradevole, la seconda invece non è altissima ma molto scenografica, il fragore dell’acqua è forte e molti uccelli volano da un lato all’altro dei grandi alberi che fanno da cornice. Superata la seconda cascata si arriva al Seonimgyo Bridge un ponte arcato alto 128 metri che attraversa la cascata e dal quale si intravede anche il mare in lontananza. Attraversato il ponte si arriva su di un piccolo piazzale dove c’è un giardino molto curato e un piccolo negozietto che vende bevande e qualche souvenir, al lato di questa piazza si erge un tempio al quale si accede gratuitamente e che sembra un luogo davvero carico di misticismo, non ci sono statue o particolari decorazioni a parte i soffitti in legno intarsiato ma dal primo piano della struttura si gode di una vista sul mare. Sono rimasta  seduta in questo tempio per una buona mezz’ora,poiché l’ambiente si presta bene per un momento di pura meditazione soprattutto in bassa stagione quando i turisti non sono molti.
L’ambiente naturale intorno alle cascate è molto rilassante e non è un caso che a pochi metri dall’ingresso delle cascate sorge un tempio buddista che fa parte della rete Templestay che permette, previa prenotazione on line, di fermarsi presso la struttura uno o più giorni per vivere pratiche meditative a contatto con i monaci, sicuramente l’esperienza più bella che io abbia vissuto in Corea del Sud.
Rientrare a Jeju city facendo il percorso in bus inverso è stato decisamente più semplice e fattibilissimo in giornata in alternativa i tour privati acquistabili presso quasi tutte le strutture ricettive partono dai 40/50 euro includendo anche la sosta alla città si Seowipo che come tutte le città sull’isola di Jeju non mi hanno entusiasmato in maniera particolare.

ESCURSIONI A LANZAROTE: cosa e come scegliere cosa fare

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Sono molte le attività che si possono fare partendo da Puerto del Carmen, una delle località più famose dell’isola vulcanica di Lanzarote. Puerto del Carmen insieme a Costa Teguise sono i centri nevralgici del turismo di Lanzarote, il numero di turisti verso l’isola è sempre crescente tanto che negli ultimi anni quest’isola ha visto un considerevole aumento del traffico aereo preveniente da tutta Europa, Italia inclusa. Fino a qualche anno fa infatti i turisti che visitavano l’arcipelago delle Canarie avevano sempre preferito Gran Canaria o Tenerife forse convinti del fatto che Lanzarote offrisse meno rispetto alle altre due. In realtà in termini naturalistici Lanzarote è davvero sensazionale ed anche le strutture turistiche sorgono come funghi soprattutto a Costa Tenguise, un piccolo paese che ha perso molto del suo aspetto originario diventando una agglomerato molto sfruttato turisticamente dove trovare tutto il necessario per chi decide di trascorrere qui le proprie vacanze, incluse molte agenzie turistiche dove prenotare attività da fare a Lanzarote.
Ugualmente anche Puerto del Carmen offre tutto il necessario per trascorrere una vacanza senza rinunce e le agenzie dove prenotare escursioni sull’isola di Lanzarote non mancano.
La prima escursione venduta praticamente ovunque, hotel inclusi è la visita al Parco Nazionale di Timanfaya. Si tratta di un area protetta protetta di natura geologica il risultato di eruzioni avvenute tra il 1720 e il 1736 poi in seguito nel 1824. L’assenza di vegetazione, l’aspetto brullo della terra polverosa a tratti di un rosso intenso, rendono il paesaggio assolutamente unico tanto che i primi visitatori del Parco Nazionale di Timanfaya descrivevano quest’esperienza come simile alla visita di un altro mondo. I prezzi per l’escursioni al Parco Nazionale di Timanfaya partono dai 25 euro per gli adulti 15 per i piccoli, in questa versione il giro è più breve ed effettuabile in una mezza giornata osservando le principali formazioni geotermiche nella parte sud del parco quella raggiungibile più velocemente dalla costa. La quota per la versione più completa del Timanfaya sale ai 45/50 euro, mentre se si vuole unire alla visita del parco anche una sosta alla Geria, la zona più importante di Lanzarote per via dei suoi vigneti che producono un vino eccezionale, i prezzi si aggirano intorno ai 30 euro con la sola degustazione delle bollicine prodotte dalle vigne ai 45 euro se si preferisce la sosta a pranzo in un ristorante della zona. Qualsiasi sia la scelta Timanfaya e la zona intorno ad essa è meravigliosa e l’ingresso al parco non è consentito in autonomia come accade per il vulcano Teide della vicina isola di Tenerife ma solo avvalendosi dei bus, a bordo dei quali, si può ammirare il panorama. Generalmente anche i tour più brevi prevedono il classico e turistico giretto sulla groppa di un cammello, attività facoltativa e acquistabile al costo di 6 euro. Non troppo distante dal graziosissimo paese di Yaiza, raggiungibile con il bus numero 161 esiste un ranch, dove vengono tenuti i cammelli per motivi turistici e molte famiglie si fermano per far fare ai bimbi un giro o ancora meglio solo per fargli vedere questo meraviglioso animale un pò più da vicino.
Oltre alla visita al Parco Nazionale di Timanfaya, la più classica e imperdibile escursione proposta dagli operatori turistici di Lanzarote esistono moltissime attività proposte come la visita ai due mercati settimanali dell’isola come Teguise, il più turistico, allestito tutte le domeniche mattina e quello di Playa Blanca un pò meno famoso che si svolge il mercoledì mattina, entrambi con la possibilità di organizzare in fai da te arrivandoci con i bus locali o con un transfer organizzato dalle agenzie turistiche ad un prezzo intorno ai 15/20 euro a persona.
Ovviamente anche il mare ha un’importanza predominante sull’isola di Lanzarote come quindi le escursioni ad esse legate che includono immersioni e crociere intorno alla costa con sosta alla spiaggia dorata di Papagayo. Il diving situato sulla spiaggia di Boca Chica a Puerto del Carmen oltre ad essere composto da uno staff molto esperto offre immersioni giornaliere partendo proprio dalla spiaggia di Boca Chica, uno spot molto frequentato da tutti i diver in viaggio sulla bella isola di Lanzarote.