Sono passati otto anni da quel primo primo viaggio in India e adesso eccomi pronta a tornare da te. Non posso dire che il cambiamento in me sia avvenuto in India, perché ormai era già da qualche anno che durante la mia frequentazione dell’Asia qualcosa di forte si era mosso dentro di me e una voglia irrefrenabile mi spingeva ogni anno a tornarci, come in un’attrazione che non sapevo allora ben spiegare ed ogni qualvolta dicevo ok si cambia lato del mondo, la mancanza era talmente forte che spesso anche di fronte a luoghi unici e spettacolari dall’altra parte del globo, io sentivo una mancanza enorme. Qualcosa di forte stava ormai avvenendo ed anche se allora non sapevo bene cosa era, in cuor mio sapevo che l’Asia era il mio posto dove ritrovare me stessa ogni volta che la perdevo.
Ma veniamo al viaggio in India di otto anni fa un viaggio fatto a seguito di un lutto che ha segnato me e il mio compagno in maniera indelebile e che qualcuno potrà definire una banalità perché a lasciarci su questa vita terrena fu la nostra pelosa di nome Ale, andata via dopo 18 anni 4 mesi e 5 giorni di assoluta meraviglia condivisa insieme, con lei andò via un pezzo grande di noi e ora non è neppure il caso di stare a parlarne senza rischiare di andare, come spesso mi accade, fuori tema. Ad ogni modo prendo il volo per Delhi e l’alloggio spartano, molto spartano, nel cuore di Parangaji che neppure sapevo che quartiere fosse, insomma per una che organizzava viaggi per gli altri, un disastro su tutta la linea. Volo che arriva a notte inoltrata, la rete di un tassista che ci porta da tutt’altra parte e cerca di convincermi che il mio hotel non è aperto, il mio compagno atterrito dalla paura ed io che invece non mi sono sentita così a casa come in quel momento.
Ora non la faccio troppo lunga lo racconterò nel dettaglio nel libro che, come dice il mio Leo, prima o poi devo decidermi a scrivere. Quel viaggio facile non fu per niente, ebbi anche un piccolo incidente in uno di quegli autobus scalcinati con il quale ci muovevamo verso Jaipur mi sembra ma potrei sbagliare perché dieti una tale botta in testa che non so come io abbia fatto a rimanere cosciente, nonostante i giorni a seguire avvertivo nausea e senso di vomito e tra le altre cose neppure avevamo un’assicurazione di viaggio, insomma un casino, tranne per il cambiamento improvviso di Leo che era tornato audace e sicuro di se stesso come sempre è stato, aggirandosi per l’india come se la conoscesse da sempre.
Vi starete chiedendo ma allora cosa hai provato? Allora risponderò così: tutto ma proprio tutto, il bello e il brutto ma soprattutto finalmente la consapevolezza di essere giunta a capire che l’India, la sua cultura che tutti definiscono diversa dalla nostra e che lo è senza ombra di dubbio, per me che mai mi sono sentita troppo bene nelle vesti di cittadina occidentale così come impone la società, mi faceva sentire a casa come se lì ci fosse un posto per me, un posto dove poter vivere credendo a ciò che mi pare(non che ora io non lo faccia)perché tutto è vero ma tutto può essere il contrario di tutto.
Poi il mio incontro con SHIVA…… ma questa è una storia lunga e intima che mi riservo la possibilità di raccontarvela più avanti forse, o forse no
In conclusione voglio dirvi che, ammesso ci avete capito qualcosa, nonostante tutti dicano è l’India è tanto diversa da noi, le condizioni sono disastrose, le disparità enormi, o la ami o la odi e bla bla bla per me è casa e il mio cuore esplode all’idea di poterci tornare e tenere fede alla promessa fatta durante la pandemia: I MIEI VIAGGI FUORI DAL CORTO RAGGIO INIZIERANNO DA TE, MIA AMATA INDIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!