Gli italiani di Corralejo

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Premesso che ancora non abbiamo identificato un’isola delle Canarie specifica dove trasferirci, a volte Leo mi parla di Gran Canaria ma solo perché è quella che in definitiva offre più servizi. Però se vi devo dire che ho una preferenza faccio davvero fatica a darne una, sono tutte meravigliose, anche se ancora non abbiamo visto quelle più piccole che comunque credo che, con i problemini di salute che al momento ci affliggono, la nostra scelta sarà comunque su una delle più grandi.

Fatto il mio solito preambolo, devo dire che Fuerteventura è davvero una meraviglia, ed anche è una dalle isole dell’arcipelago preferite dagli italiani che sono molti e tutti risiedenti nel piccolo villaggio di Corralejo.

Iniziamo a conoscerne qualche italiano residente a Fuerte già sul bus che dall’aeroporto ci porta proprio a Corralejo, di lì in avanti sarà tutta una conoscenza di connazionali più o meno simpatici, come poi del resto capita nella vita in generale, anche se devo dire che questi italiani mi sembrano molto ben disposti a conoscerti e soprattutto a sapere perché sei lì e se in qualche modo puoi rappresentare per loro un’incontro futuro molto più assiduo.

Corralejo è piccola e davvero graziosa, da antico paesaggio di pescatori si è trasformata in una bella località per vacanzieri soprattutto italiani che qui si sono proprio ben radicati costituendo una bella comunità al contrario di Costa Antigua dove i britannici rappresentano la popolazione più numerosa. La mia scelta di risiedere per il nostro periodo di permanenza a Fuerteventura a Corralejo fu dettata da due ragioni: la prima la vicinanza alle dune sabbiose di Corralejo, una meraviglia naturalistica alla quale ci arrivavamo tutti i giorni a piedi. il secondo motivo la vicinanza al traghetto che ci avrebbe portato a Lanzarote, visto che parte proprio dalla marina di Corralejo che si trova a nord dell’isola.

Gli italiani sono ovunque a Corralejo nei bar, ristoranti, negozi e sulla spiaggia e in certi momenti ti sembra davvero di essere circondato da loro. Se gli chiedi perché sono lì le risposte sono le stesse che daremmo noi, ovvero l’Italia ci ha rotto, il clima è fantastico, la natura è a portata di tutto ecc ecc. In effetti qui se riesci a trovare una casina, cosa non semplicissima vista la richiesta, un lavoro o una maniera per sostenerti, sei a cavallo e puoi vivere come piacerebbe a me, con il sole, il mare, la terra e tanto yoga. A proposito di yoga questo è proprio il posto giusto per praticare e la combinazione vuole che quando vado ad iscrivermi a qualche lezione di approfondimento, come faccio in ogni mio viaggio, l’insegnate è proprio italiana, trasferitasi qui da tanti anni e che è riuscita a mettere su il suo business nel settore olistico. Ora io non so se sia stata proprio contenta di sapere che io pensavo a Fuerteventura con lo stesso intento lavorativo, visto che a cominciato a snocciolarmi una serie di problematiche al fine palese di scoraggiarmi, però io ho Leo, che è sempre stato la parte più razionale di me e che mi ha aiutato a comprendere che ognuno va per la sua strada e che poteva essere anche plausibile la paura di questa ragazza all’idea di avere concorrenza ma che di certo questo non avrebbe dovuto scoraggiare i mie possibili progetti lavorativi, ancor più che il mercato sembra non conoscere arresti, almeno per il momento.

Una cosa poi molto interessante sullo yoga è poi stata quella di saper che proprio a Corralejo esiste un piccolo centro di religione induista dove anche molte insegnanti italiane e non solo, frequentano per ricevere insegnamenti da una famosa Maestra indiana ed ovviamente io non perdo occasione per andare a scovare questo piccolo angolo di India a Fuerteventura e devo dire di non esserne rimasta delusa, la mia India mi regala segnali ovunque.

Se quindi dovessi tirare le somme degli italiani a Corralejo direi che sono chiacchieroni come nelle piccole province italiane, accomunati da tanti sentimenti di risentimento verso l’Italia ma anche gelosi di ciò che hanno creato però con grande pregio comune ovvero quello di voler vivere la natura e i suoi ritmi con lo yoga, il surf, le passeggiate o lo stare fermi ma senza la frenesia di arricchirsi di qualcosa che comunque mai potrà essere appagante come vivere nella semplicità delle cose.

FUERTEVENTURA: inizio primavera tra yoga e ayurveda

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Le isole Canarie sono diventate fondamentali nella nostra vita, anche se il mio amore per loro non è arrivato al primo colpo, almeno per me, visto che il mio compagno, ha desiderato di trasferircisi lì da subito e magari un giorno, superate tutte le difficoltà del momento diventerà la nostra base, insieme all’India ma questa è una storia a parte.

Fuerteventura è un’isola quasi desertica anzi no proprio brulla, un pezzo di deserto in mezzo all’oceano però cavoli bella, bella da far mancare il fiato e nonostante in primavera non è che ci siano alberi fioriti il cielo è azzurro, il vento spiana la sabbia e i colori del mare sembrano una tavolozza di mille sfumature di blu. Non è quindi un caso che molte scuole di yoga locali organizzano ritiri yogici con programmi del famoso detox, parola che ormai si usa e si abusa ovunque, per identificare un periodo utile a liberarsi di scorie e tossine sia fisiche e mentali. In realtà negli ultimi periodi anche molte di scuole di yoga italiane volano proprio a Fuerteventura nel periodo primaverile per vendere pacchetti di ogni genere ispirati a uno yoga più o meno disintossicante.

Ora è evidente che dietro a questo tipo di iniziative olistiche si sia creato un business ma è vero che certi posti possono davvero essere ideali. Fuerteventura e nello specifico il comune di Corralejo a nord dell’isola,é un centro molto vitale dove la comunità principale è proprio quella italiana e molti italiani, ormai residenti fissi, si dilettano con il surf ed anche lo yoga. Io personalmente ho partecipato ad una settimana di detox presso l’Aloe Club Resort che nella primavera scorsa ha organizzato un soggiorno benessere. Ho potuto fare yoga e mangiare cibo prevalentemente crudo nonostante la scienza ayurvedica a cui mi ispiro nella quotidianità non ammetta diete crudiste ma solo cibo ben cotto nonostante io creda che a volte, soprattutto ai cambi di stagione concedersi qualche giorno di succhi di frutta fresca, verdura cruda e semi, possa essere un vero tocca sano soprattutto se si soffre di malattie autoimmuni come la psoriasi che mi accompagna da quando sono adolescente.

Corralejo è comunque una base perfetta per andare a fare belle passeggiate tra spiaggia e deserto unite a yoga e alimentazione sana e prendersi cura di se stessi

COSA FARE SE UN VIAGGIO SALTA

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HARI OM anime di luce!

Ok vi starete chiedendo come mai saluto in questa maniera e soprattutto perché. Iniziamo con il rispondere al perché: vi ricordate il mio articolo in cui raccontavo della mia inversione di marcia? Intendo dire nella stesura del mio amato blog, cioè del voler parlare sempre di viaggi ma non nella maniera canonica raccontandovi quindi anche del mio viaggio più importante ovvero quello con la spiritualità e lo yoga quindi oggi ho deciso di salutarvi in maniera speciale perché, nella tradizione vedica, Hari rappresenta la realtà manifesta mentre OM quella immanifesta quindi, per farvela breve, quando vi saluto così io rendo omaggio non solo a ciò che vedo con i mie sensi ma anche quella scintilla divina che è in ognuno di voi e si anche in te che magari in questo momento stai imprecando contro di me perché ancora una volta sto andando fuori tema.

Ci eravamo lasciati con l’annuncio del mio tanto sognato ritorno alla fonte,cioè in India, il posto dove sono certa un giorno potremo vivere in pace,intendo dire io e Leo, il mio compagno. Ma allora cosa è successo! Bhe l’inconveniente è proprio grosso e riguarda la salute per il momento non mia, intendo dire che la mia salute mentale potrebbe cedere di sicuro ma quella della luce più illuminante della mia vita colui che è stato davvero il mio primo maestro di vita, i più arguti avranno capito, per gli altri basta solo sapere che il viaggio è saltato per un motivo assai grave.

Ora la gente ti dirà è solo rimandato, lo sento lo rifarete e bla bla bla ma la verità è che nonostante tutto lo yoga e il miglioramento che posso aver fatto in me questa cosa brucia in petto come un fuoco ardente perché questa umanità becera fatta di risentimento e pensieri negativi è ancora insita in me e nonostante tutto,l’equanimità, alla quale noi yogi e yogini aspiriamo, è lontana da raggiungere anche se si possono fare passi da giganti. Però c’è un però e si chiama forza di rialzarsi da soli e con la connessione profonda a quel sé superiore che aleggia sopra la mia testa e che sento, sento fortissimo e che mi aiuta a pensare che tutto passa anche il male più soffocante.

Quindi per ora niente India, gli zaini restano pronti come fermi con la marcia inserita speriamo prestissimo e se lì non sarà speriamo di ritrovarci in un surrogato che al momento risulta essere per noi la Spagna.

Tecnicamente vi dico che le assicurazioni di viaggio,anche quelle migliori,non pagano se uno dei viaggiatori ha un male pregresso nonostante poco prima della partenza non è mai stato meglio quindi a meno che non vi affidate ad assicurazioni specifiche che da sole costano quanto un quarto del viaggio, preparatevi a perdere i soldi a meno che non ci sia un miracolo e nel nostro caso ci è stato,almeno in parte,ovvero la compagnia Turkish Airlines con la quale avremmo dovuto volare in India,ha modificato il nostro piano voli, peccato che nessuno ci aveva notificato il cambio e che lo scopro solo facendo una delle tante telefonate per procedere a quella farsa e ridicola procedura per avere un risarcimento dall’assicurazione di viaggio che al primo colloquio sembrava ben disposta ma questo l’ho già spiegato. La Turchia in quei giorni fu colpita da un terremoto tremendo e da un ondata di mal tempo che probabilmente hanno inceppato qualche sistema di comunicazione.

Morale: per una specie di miracolo ho recuperato i soldi del volo e il centro ayurvedico al quale avevo corrisposto un acconto mi aspetta appena possibile. Pensate che questo ci scoraggi?No mai e non permettetelo a nessuno, ricordate la vita è una e semmai qualcuno cercherà di farvi sentire inadatto, se qualcuno anche autorevole e con la scienza in tasca vi dirà,viaggiare no,viaggiare si. mandatelo gentilmente a c….. e proseguite la vostra vita perché finché avrete respiro sarete vivi come non mai. Vi amo tutti alla prossima e Hari Om Tat Sat

DIARIO DI VIAGGIO: cronaca di un ritorno a casa

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Sono passati otto anni da quel primo primo viaggio in India e adesso eccomi pronta a tornare da te. Non posso dire che il cambiamento in me sia avvenuto in India, perché ormai era già da qualche anno che durante la mia frequentazione dell’Asia qualcosa di forte si era mosso dentro di me e una voglia irrefrenabile mi spingeva ogni anno a tornarci, come in un’attrazione che non sapevo allora ben spiegare ed ogni qualvolta dicevo ok si cambia lato del mondo, la mancanza era talmente forte che spesso anche di fronte a luoghi unici e spettacolari dall’altra parte del globo, io sentivo una mancanza enorme. Qualcosa di forte stava ormai avvenendo ed anche se allora non sapevo bene cosa era, in cuor mio sapevo che l’Asia era il mio posto dove ritrovare me stessa ogni volta che la perdevo.

Ma veniamo al viaggio in India di otto anni fa un viaggio fatto a seguito di un lutto che ha segnato me e il mio compagno in maniera indelebile e che qualcuno potrà definire una banalità perché a lasciarci su questa vita terrena fu la nostra pelosa di nome Ale, andata via dopo 18 anni 4 mesi e 5 giorni di assoluta meraviglia condivisa insieme, con lei andò via un pezzo grande di noi e ora non è neppure il caso di stare a parlarne senza rischiare di andare, come spesso mi accade, fuori tema. Ad ogni modo prendo il volo per Delhi e l’alloggio spartano, molto spartano, nel cuore di Parangaji che neppure sapevo che quartiere fosse, insomma per una che organizzava viaggi per gli altri, un disastro su tutta la linea. Volo che arriva a notte inoltrata, la rete di un tassista che ci porta da tutt’altra parte e cerca di convincermi che il mio hotel non è aperto, il mio compagno atterrito dalla paura ed io che invece non mi sono sentita così a casa come in quel momento.

Ora non la faccio troppo lunga lo racconterò nel dettaglio nel libro che, come dice il mio Leo, prima o poi devo decidermi a scrivere. Quel viaggio facile non fu per niente, ebbi anche un piccolo incidente in uno di quegli autobus scalcinati con il quale ci muovevamo verso Jaipur mi sembra ma potrei sbagliare perché dieti una tale botta in testa che non so come io abbia fatto a rimanere cosciente, nonostante i giorni a seguire avvertivo nausea e senso di vomito e tra le altre cose neppure avevamo un’assicurazione di viaggio, insomma un casino, tranne per il cambiamento improvviso di Leo che era tornato audace e sicuro di se stesso come sempre è stato, aggirandosi per l’india come se la conoscesse da sempre.

Vi starete chiedendo ma allora cosa hai provato? Allora risponderò così: tutto ma proprio tutto, il bello e il brutto ma soprattutto finalmente la consapevolezza di essere giunta a capire che l’India, la sua cultura che tutti definiscono diversa dalla nostra e che lo è senza ombra di dubbio, per me che mai mi sono sentita troppo bene nelle vesti di cittadina occidentale così come impone la società, mi faceva sentire a casa come se lì ci fosse un posto per me, un posto dove poter vivere credendo a ciò che mi pare(non che ora io non lo faccia)perché tutto è vero ma tutto può essere il contrario di tutto.

Poi il mio incontro con SHIVA…… ma questa è una storia lunga e intima che mi riservo la possibilità di raccontarvela più avanti forse, o forse no

In conclusione voglio dirvi che, ammesso ci avete capito qualcosa, nonostante tutti dicano è l’India è tanto diversa da noi, le condizioni sono disastrose, le disparità enormi, o la ami o la odi e bla bla bla per me è casa e il mio cuore esplode all’idea di poterci tornare e tenere fede alla promessa fatta durante la pandemia: I MIEI VIAGGI FUORI DAL CORTO RAGGIO INIZIERANNO DA TE, MIA AMATA INDIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!

LEFKADA TOWN: piccola e gradevole cittadina della Grecia

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La prima volta che sono sbarcata in Grecia risale a davvero diversi anni fa, iniziavano solo allora i primi voli economici verso le varie isole della Grecia e la nostra scelta finì per caso su Creta. Era la fine di Ottobre ed il tempo laggiù era perfetto, sole, temperatura gradevole e turismo, quello bello, senza eccessi prevalentemente fatto di nord europei. Da quella volta la Grecia ha rappresentato il nostro fine estate preferito, ogni anno un isola diversa in base anche alla convenienza del biglietto aereo e l’ultima è stata Lefkada, un isola del Mar Ionio poco distante dalla famosa Corfù.

Il volo dura poco più di un’ora e il suo aeroporto serve non solo l’isola ma anche la cittadina costiera di Parga poco distante, decidiamo di lasciare quest’ultima per il prossimo giro verso la Grecia e aspettiamo il bus locale verso la città di Lefkada. I collegamenti locali da e per l’aeroporto non sono frequenti avrei forse dovuto pensare ad un transfer per velocizzare o un taxi che ci chiede 50 euro per portarci al nostro appartamento in centro. Decidiamo di ottimizzare il tempo prima che arrivi il bus e mangiamo presso il ristorante che si trova proprio di fronte al terminal, frequentato prevalentemente da viaggiatori in partenza o in arrivo, nulla di particolarmente eccezionale anche se devo ammettere che in Grecia trovate una materia prima talmente eccezionale, con frutta e verdura che sanno di frutta e verdura che, una semplice insalata, diventa il paradiso.

Per me anche solo stare seduta su una panchina sbilenca aspettando il bus diventa un motivo di gioia non fosse altro perché il sole ancora caldo della Grecia mi ricarica nel corpo e nella mente e poi sono con Leo(il mio compagno di vita e viaggi)in un posto nel quale mi sento un pochino a casa quindi non potrei chiedere di meglio.

Il bus arriva e con pochi euro si arriva al centro di Lefkada dopo circa una trentina di minuti. La fermata dei bus è piccolina un marciapiede dove fermano tutte le corriere dirette verso molte località isolane, inclusa la città di Parga ma questa volta per noi i giri saranno solo quelli verso il mercato locale, il porticciolo e la spiaggia, veniamo fuori da una primavera ed estate tremenda e per i nostri 4 giorni di permanenza sull’isola vogliamo solo vivere nello yoga, come dico io, contemplando ogni cosa e grati del momento presente.

Alloggiamo in un grazioso e super accessoriato appartamento a pochi passi dal centro, il costo a notte è di circa 40 euro ma volendo in bassa stagione si può risparmiare ancora qualcosa, noi questa volta siamo in Grecia i primi di Ottobre e devo dire che è tutto perfetto come sempre.

La mattina quando mi sveglio per la pratica circa alle 04:30 l’aria è fresca ed il cielo ancora buio devo mettere una felpa per stare bene fuori sul terrazzo per iniziare a connettermi con me stessa ma è bellissimo, la via dell’appartamento e silenziosa e sono praticamente l’unica anima già sveglia a parte il cane del vicino che fa un giro solitario prima di rientrare nella sua cuccia.

Generalmente Leo adora stare in hotel con almeno la colazione inclusa, quei buffet dove si mangerebbe anche le gambe del tavolo senza pudore, io che invece ormai ho rivoluzionato completamente il mio modo d’essere adoro preparare il cibo per me e per chi amo con dedizione e prodotti di qualità e la Grecia è uno di quei posti dove non trovi pentimenti nel farlo, quindi un bel giretto al mercato locale. Leo a fare la spesa di frutta e verdura è davvero fantastico, molto più di me, riesce a selezionare i pezzi migliori e saporiti. Una bella scorta di cetrioli, olive, yogurt, noci, miele e frutta varia ed è come portare la Grecia in una busta. Tutto è talmente buono che per tutti i giorni a seguire, entusiasta anche della cucina nuova e del terrazzo assolato, decido di preparare sempre io i nostri pasti e devo dire che anche Leo, ormai diventato consapevole di quanto sia necessaria un’alimentazione semplice e senza troppi pastrocchi, apprezza tutte le mie ricette pseudo greche che porto a tavola.

Il centro di Lefkada è piccolo si gira agevolmente ci sono localini caratteristici dove prendere un caffè o mangiare ed una serie di vicoletti deliziosi dove intrattenersi a scattare qualche foto. Il ponte di legno di Lefkada è sicuramente l’attrazione più famosa della città, nulla di eccezionale ma la sera i locali si radunano lì con le loro barchette telecomandate e le mettono in questo lungo canale per guidarle nella navigazione telecomandata ed è interessante fermarsi a guardarle, qualche modellino è anche abbastanza grande. Proseguendo in direzione del faro cittadino si trova oltre il canale una spiaggia stupenda poco frequentata, almeno in quel periodo, con acqua cristallina, nessuna distrazione se non il mare e il suo rumore, se si vuole poco distante un piccolo chiosco per prender qualcosa e stop, una giornata così merita di essere glorificata.

Ci sono altre spiagge che si possono raggiungere a piedi dal centro di Lefkada con una quarantina o forse più di cammino, noi abbiamo scelto questa che è la più vicina e ci mettevamo trenta minuti di cammino ma so che l’altra più grande è lunga e piena del colore vivace delle vele dei kitesurfer che sfruttano il vento costante di quella zona, noi invece eravamo riparati dai venti, però sicuramente è bellissima quindi se vi capita di andarci fatemi sapere, per noi in quei quattro giorni andava bene così

La spiaggia di Maspalomas di Gran Canaria uno degli angoli più yogici dell’isola

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Se mi chiedete cosa ho amato di Gran Canaria vi dico tutto, se poi mi dite come si fa a innamorarsi così tanto di tutte le isole Canarie la risposta che voglio darvi è lo yoga. Viene da dire ma in che senso? Lo yoga si vive ovunque se è radicato come lo è in me già da qualche anno, lo si può vivere in una città intasata e puzzolente, nella solitudine di una triste camera di ospedale o addirittura difronte alle tragedie più gravi, però se uniamo i 5 elementi come terra, acqua, fuoco aria e etere, allora diciamo che alle Canarie siamo a cavallo e non solo perché qui questi elementi sono i protagonisti ma perché con sole 4 ore di volo dall’Italia ci si arriva.

Gran Canaria è l’isola principale di tutto l’arcipelago, un vero e proprio continente in miniatura, considerata forse l’isola più hippie fra tutte proprio per la presenza di una bellissima spiaggia che si estende meravigliosa e maestosa oltre l’omonimo faro, sto parlando appunto della spiaggia di Maspalomas. Ora qualche sciocco la prima cosa alla quale penserà sarà il fatto che questa è una delle spiagge per nudisti più famosa probabilmente di tutta Europa e allora ecco che scapperà fuori la risatina e il solito barboso commento: “ecco Ada è per quello che ti piace così tanto questa spiaggia” come se la perversione, la volgarità avessero qualcosa a che vedere con il concetto del naturismo. Premetto che non pratico naturismo anche se non avrei problemi a farlo, da anni ormai ho deciso di vivere il mio modo di essere senza preoccuparmi del giudizio alcuno quindi se al mare sentissi la necessità di girare nuda o completamente vestita lo farei senza troppi problemi peccato però che in Italia o almeno nei posti che frequento io questo non sia possibile senza scadere nella perversione sessuale se parliamo di naturismo oppure ai consueti risolini, ai quali peraltro sono abituata, soprattutto quando mi aggiro in spiaggia coperta dai mie lunghi abiti “indian style” e mala al collo.

Come sempre mi sono dilungata in discorsi accessori ma solo per dirvi che la spiaggia di Maspalomas è imperdibile siate voi amanti della spiaggia nudisti o semplicemente appassionati di kite surf visto che qui le onde sono ideali per chi vuole imparare a praticare sport di vela ma soprattutto se amate lo yoga e la meditazione, infatti spesso vengono organizzate classi di yoga oppure è assolutamente normale trovare persone che lo praticano, insomma anche se ancora non ci sono stata, mi è sembrata una sorta di Goa dell’India infine ma non di poco conto, il tramonto da qui è magnifico. Io personalmente sulla spiaggia di Maspalomas non ho mai visto nulla di particolarmente scabroso magari c’è qualcosa di sconcio al riparo dalle dune che si trovano dietro la spiaggia ma i controlli ci sono e spesso la polizia si fa largo tra le dune a bordo di fuoristrada. Una delle cose che maggiormente ho apprezzato è stato proprio vedere famiglie anche con bimbi piccoli praticare naturismo come fosse la cosa più normale al mondo ed in fondo se ci pensate è la cosa più normale al mondo, siamo nati nudi e non con ciò che la società ha voluto ci mettessimo addosso.

Il luogo più alchemico della città di Montova

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Che sia stata fin dall’infanzia una persona particolare(diciamo così ah ah ah ah) è sempre stato fuori di dubbio, famiglia e vicissitudini personali mia hanno contribuito a mettermi fuori dagli schemi che la società imponeva e forse ancora oggi impone. Da bambina soffrivo per questa mia diversità, avrei dato qualsiasi cosa per vivere una famiglia classica che faceva le classiche cose che fanno tutti, però a pensarci bene forse se non fosse stato per quella mia strampalata famiglia di ferrovieri io oggi non sarei quella che sono e forse non avrei mai potuto amare i viaggi così come li amo ora e come mi aveva insegnato ad amarli mio nonno. Ad ogni modo crescendo ho aggiunto e tolto altre cose alla mia vita fino a quando non è arrivato il mio amore per i viaggi in oriente e gli studi per tutta la filosofia yogica.


Durante la pandemia la mia vita è di colpo cambiata ho sofferto e soffro continuamente per la mancanza dei miei viaggi verso terre lontane ed anche se fortunatamente tra un blocco e l’altro sono riuscita a scoprire anche quei luoghi più vicini a me ma altrettanto belli, mi sono resa conto che quello che voglio adesso non è solo raccontare un’esperienza di viaggio, dare consigli su quale bus, treno, aereo o via da prendere ma voglio provare a far amare anche lo yoga e non solo come pratica delle posizioni, come ormai buona parte degli occidentali sono abituati a pensare riferendosi allo yoga, ma come esperienza di pura connessione con se stessi. Ci sarebbero molte cose da dire a riguardo e ho deciso che d’ora in avanti probabilmente inizierò a raccontare sempre un pezzettino di yoga in viaggio così che magari qualcuno possa iniziare a vivere il viaggio sotto un aspetto diverso.
Iniziando così a raccontare questo infinito viaggio yogico, la mia mente corre ad un posto assolutamente insospettabile che è la città di Mantova, patrimonio Unesco, capolavoro d’arte in ogni suo angolo, uno dei tanti fiori all’occhiello della regione Lombardia.


Mantova offre l’opportunità di trascorrere un paio di giorni immersi nell’arte, ogni angolo nasconde una bellezza architettonica, ma a parte i tanti monumenti ed i musei, la cui visita è assolutamente imperdibile e di cui ogni guida racconta, l’angolo più suggestivo della città di Mantova rimane lungo il fiume Mincio che costeggia la città. Il Fiume Mincio è navigabile grazie alle due compagnie fluviali che propongono giri in questo parco naturale, un’attività assolutamente da non perdere. Ma è proprio dirigendosi sul lungo fiume di Mantova che si possono vivere immensi momenti yogici. Il fiume è costeggiato da una bella pista ciclabile che conduce addirittura a Peschiera del Garda in 45 chilometri. La mattina molto presto, quando ancora la pista non si è riempita di giovani in cerca di ombra e chiacchiere tra amici, le biciclette e i pedoni non sono ancora tanti e gli unici assidui frequentatori sono solo i pochi pescatori immobili e silenziosi desiderosi che un bel luccio abbocchi al loro amo per poi rimetterlo in acqua dopo averlo pesato e ammirato per bene, ecco che il momento yogico è perfetto. Gli alberi intorno alla pista affondano le loro radici a pelo d’acqua e non c’è nulla di più appagante che stringere al petto un pezzettino del loro grande tronco ed abbandonarsi in un caloroso momento di meditazione in cui tutti gli elementi della natura sono al completo in un perfetto equilibrio naturale.

Come viaggiare in tempi di pandemia

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Una delle regole fondamentali dello yoga ed in generale di tutta la filosofia orientale è quella di vivere nel presente, il famoso qui ed ora, un concetto con il quale solo negli ultimi anni ho iniziato a prendere confidenza abituata com’ero ed anzi come sono a vivere solo pensando al mio prossimo viaggio. La pandemia però ha scombussolato il mio ordine mentale, probabilmente l’ha sconvolto a chiunque sia abituato a viaggiare e a scoprire il mondo. Oltre all’impossibilità di muoversi dove, come e quando, si fanno i conti con chi proprio non ti comprende, con quelli che dall’alto del loro inutile sapere ti tacciano di ingratitudine, perché magari non hai vissuto sulla tua pelle il virus, ai quali vorresti rispondere con rabbia e dire:- ehi non esiste solo il virus e di guai con la salute ne ho già avuti abbastanza, ma lasci fluire così come lo fai anche davanti ad un’altra delle frasi più banali: “non sarà mica un grosso problema non viaggiare per un pò” senza pensare che oltre ad essere per te ossigeno come per loro gli abiti costosi, gli aperitivi, le macchine ecc ecc il non viaggiare, la completa staticità del settore turistico sta mandando sull’orlo del fallimento moltissime persone e se proprio non dobbiamo dimenticare quelli che stanno peggio di noi allora guardiamo oltre e pensiamo a quei paesi in cui il turismo rappresenta l’unica fonte di reddito.
Ma nonostante tutto questo stop alla mobilità ed ai viaggi sia profondamente dilaniante la lezione più grande che ricevo è quella di vivere nel qui ed ora e mentre sono seduta a godermi i miei momenti di stasi approfitto del qui e ora per studiare e arricchire il mio sapere di tutto quel bagaglio che potrà aiutarmi non solo nei viaggi ma in ogni istante della mia vita e così che ancora una volta lo yoga mi aiuta e nel momento di chiudere gli occhi e visualizzare una sensazione o un luogo dove fermare la mente non mancano le immagini, gli ashram dell’Asia ed anche dell’Italia, il profumo dei fiori di Bali, la quiete di Koh Chang in Thailandia, il misticismo di Fushimi Inara in Giappone ed anche la polvere del Rajasthan, nella quale mi sentivo avvolta come in una carezza.
Qualcuno dice di non riuscire a vedere neppure una foto di viaggio, qualcun’ altro di non riuscire a pianificare nulla nell’incertezza, io invece non ho mai smesso di farlo, ora forse senza prenotare con un anno d’anticipo tutti i miei voli, bus, o treni perché troppe cancellazioni ho subito ma con lo stesso ardore, pianificando i giorni e il percorso e se poi saranno da cambiare, pazienza, avrò confezionato almeno sulla carta un nuovo itinerario che andrà poi ad aggiungersi a tutti quelli che forse in tutta questa vita terrena non sarò in grado di fare ma che posso sempre sognare di realizzare nella prossima, nella prossima ancora e nell’altra ancora…..

Incontri con Yogi fantastici- il viaggio come dimensione dello spirito

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Viaggiare è senza dubbio una delle attività più belle al mondo che dovrebbe far partire leggeri e rientrare carichi, ma non di oggetti talvolta anche inutili,ma di emozioni e insegnamenti che non andrebbero dimenticati neppure per un istante nella nostra vita quotidiana.

Se faccio un passo indietro con la memoria di Yogi veri,ovvero persone che hanno scelto davvero di vivere in connessione con Dio e la natura, ho avuto il privilegio di conoscerne diversi e tutti mi hanno lasciato la voglia incredibile di andare avanti nel mio percorso e di seguire la strada autentica di uno yoga che nulla ha in comune con le mode sbarcate nel mondo”dei potenti”. La lista di tutte le persone che hanno lasciato un segno profondo nel bene e nel male,in questa mia impetuosa ricerca del Sé è davvero lunga,ne citerò solo alcune con l’intento preciso di comunicare quanto sia necessario iniziare a vivere il viaggio, sia esso a migliaia di chilometri che a pochi passi da casa, come un’occasione unica di liberarsi del superfluo ed a vivere il mondo consapevoli della grande fortuna ricevuta, quella di scoprire che qualsiasi cosa sia a noi scontata può non esserlo per gli altri.

Filippine ormai diversi anni fa,un paese che come pochi mi ha aperto gli occhi ed il cuore, per circa due settimane io ed il mio compagno siamo rimasti su di un’isoletta grande come un campo da calcio praticamente come unici ospiti stranieri di un minuscolo resort(se così si può chiamare) costruito in perfetta armonia con la natura. Il tempo è volato e le uniche cose che abbiamo fatto oltre altre ad un pò di snorkeling in un mare strepitoso, è stato passare con la piccola piccola comunità che abitava l’isola il resto del tempo. La mattina intrattenevo tutti con una lezione yoga a piedi nudi sulla sabbia suscitando lo stupore degli anziani che mi guardavano con curiosità, il pomeriggio si cantava con i più giovani ragazzi pieni di sogni e con la passione per la musica coreana che nelle Filippine è particolarmente apprezzata. Tra me e Swahili, una delle più giovani del gruppo appena diciottenne , è scattato subito un feeling profondo, sognava di conoscere Papa Wojtyla, al tempo ancora in vita, questa giovane donna dagli occhi scuri e grandi è riuscita a insegnarmi molto,a farmi capire cosa sia l’arte del donare, donare senza aspettarsi nulla in cambio se non la gioia di fare un gesto.

E poi c’erano i tramonti da vivere tutti insieme con la piccola comunità dell’isola come fossimo tutta una famiglia, ci si sedeva sul pontile e si guardava il sole che lento e inesorabile si immergeva nelle acque del mare, sperando intanto, che i delfini ci facessero l’onore di passare da quelle parti per un saluto. E poi arrivò anche Natale, una festa celebrata con vero spirito di aggregazione  dove si mangiava il maialino arrosto, una pietanza che si aveva il privilegio di mangiare solo una volta all’anno,un banchetto al quale partecipava anche il più anziano del villaggio,il più amato e rispettato della comunità, Sam che,superati gli ottanta egregiamente,passava tutto il suo tempo dedicandosi alle piante e alla preghiera consumando ogni giorno della sua vita un solo e frugale pasto a base di riso in bianco accompagnato da un bicchiere di acqua, un piatto che mangiava sempre con gusto e profonda gratitudine al quale neppure per la cena di Natale seppe rinunciare,lasciando  ai giovani la gioia di mangiare la carne tanto sognata.

Ecco allora che questi sono gli yogi autentici,quelli che non hanno bisogno dei pantaloni colorati e le magliette attillate per mostrare al mondo il vero senso dello yoga.

YOGA IN VIAGGIO

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Lo yoga è una tematica a me assai cara che con il tema dei viaggi, il motore propulsore di tutta la mia vita, va a stretto contatto diventato oramai un legame indissolubile. Lo yoga a differenza di ciò che molti pensano non è una ginnastica è uno stato mentale, una disciplina nata nella mia amata India nella notte dei tempi, l’unione di corpo e mente finalizzato al raggiungimento di una pace spirituale intensa.
Il mio primo incontro con la spiritualità è avvenuto quando ero una bambina, un sentimento che non saprei spiegare ma che mi spingeva a comunicare sempre più spesso con me stessa,alla ricerca di non so bene che cosa. Dopo almeno una ventina d’anni ho trovato qualche risposta o meglio la spinta a continuare la mia ricerca e durante il mio primo viaggio in Asia ed in particolare in Sri Lanka,ho sentito ancora più forte il richiamo verso lo spirito. Poi in seguito di diverse vicissitudini spiacevoli della mia vita arrivo finalmente allo yoga.
Spiegare cosa sia realmente lo yoga, cosa praticare o quanti stili di yoga esistono non solo sarebbe troppo lungo e non sarei la persona giusta o qualificata per farlo,posso però affermare che lo yoga fa parte della mia quotidianità anche in viaggio.
Molti mi chiedono come io faccia ad avere sempre voglia di fare yoga o meglio come riesco a farlo ogni giorno anche quando non sono a casa. Nella vita di tutti i giorni la mia pratica inizia alle 04:30 con la meditazione, un rito ayurvedico di pulizia del corpo, una pratica di posizioni yoga che variano di giorno in giorno anche alla mia energia che ovviamente non può essere sempre la stessa ogni giorno per poi finire con una doccia e la carica giusta per affrontare la giornata.
Ovviamente non mi sono sempre svegliata così presto,inizialmente provavo una gran fatica ma ho iniziato a puntare la sveglia sempre un pochino prima fino ad arrivare a questa che ora considero il mio orario ideale, quello con l’energia giusta per me. Ognuno però deve trovare il proprio livello di connessione e questo non te l’insegna nessuno,lo capisci e basta.
Riuscire a mantenere queste abitudini in viaggio,su di un’aereo o in qualche camera di ostello, hotel o altro,non è facile anche perché viaggiando spesso in budget,mi imbatto in camere talmente piccole che distendere il mio tappetino pieghevole, accessorio indispensabile in qualsiasi mio bagaglio, è complicato.Nei casi in cui non ho spazio sufficiente rimango sul letto dedicandomi prevalentemente ad esercizi di respirazione e tecniche di meditazione anche molto semplici, perché al contrario di quello che erroneamente si possa pensare lo yoga è composto sia di pratiche dinamiche,chiamate asana che di meditazione da effettuare in totale immobilità, quindi lo spazio ristretto di una camera, il sedile di un aereo o qualsiasi mezzo di trasporto è ideale per la pratica meditativa, anzi l’esercizio diventa ancora più un sfida se dobbiamo concentrarci su di noi nonostante il trambusto che ci circonda.Se invece si è in una stazione o in un aeroporto io non mi sono mai vergognata di fare qualche asana in pubblico anche quando sapevo di attrarre gli sguardi curiosi di gente che spesso mi ha chiesto informazioni a riguardo, questo ovviamente dipende dalla propria indole. Non tutti siamo uguali e per non tutti può andar bene ciò che va bene a noi ma di sicuro quello che posso consigliare è di non abbandonare lo yoga mai e di portarlo in giro con voi sempre,ovunque, non serve dedicarci un’ora intera al giorno possono bastare anche soli dieci minuti quando non si hanno altre possibilità. L’importante è provare, trovare la propria dimensione yogica anche in viaggio, perché quando si trova un prezioso compagno di viaggio come lo yoga non lo si può mai abbandonare.