COSA FARE SE UN VIAGGIO SALTA

Leave a comment Standard

HARI OM anime di luce!

Ok vi starete chiedendo come mai saluto in questa maniera e soprattutto perché. Iniziamo con il rispondere al perché: vi ricordate il mio articolo in cui raccontavo della mia inversione di marcia? Intendo dire nella stesura del mio amato blog, cioè del voler parlare sempre di viaggi ma non nella maniera canonica raccontandovi quindi anche del mio viaggio più importante ovvero quello con la spiritualità e lo yoga quindi oggi ho deciso di salutarvi in maniera speciale perché, nella tradizione vedica, Hari rappresenta la realtà manifesta mentre OM quella immanifesta quindi, per farvela breve, quando vi saluto così io rendo omaggio non solo a ciò che vedo con i mie sensi ma anche quella scintilla divina che è in ognuno di voi e si anche in te che magari in questo momento stai imprecando contro di me perché ancora una volta sto andando fuori tema.

Ci eravamo lasciati con l’annuncio del mio tanto sognato ritorno alla fonte,cioè in India, il posto dove sono certa un giorno potremo vivere in pace,intendo dire io e Leo, il mio compagno. Ma allora cosa è successo! Bhe l’inconveniente è proprio grosso e riguarda la salute per il momento non mia, intendo dire che la mia salute mentale potrebbe cedere di sicuro ma quella della luce più illuminante della mia vita colui che è stato davvero il mio primo maestro di vita, i più arguti avranno capito, per gli altri basta solo sapere che il viaggio è saltato per un motivo assai grave.

Ora la gente ti dirà è solo rimandato, lo sento lo rifarete e bla bla bla ma la verità è che nonostante tutto lo yoga e il miglioramento che posso aver fatto in me questa cosa brucia in petto come un fuoco ardente perché questa umanità becera fatta di risentimento e pensieri negativi è ancora insita in me e nonostante tutto,l’equanimità, alla quale noi yogi e yogini aspiriamo, è lontana da raggiungere anche se si possono fare passi da giganti. Però c’è un però e si chiama forza di rialzarsi da soli e con la connessione profonda a quel sé superiore che aleggia sopra la mia testa e che sento, sento fortissimo e che mi aiuta a pensare che tutto passa anche il male più soffocante.

Quindi per ora niente India, gli zaini restano pronti come fermi con la marcia inserita speriamo prestissimo e se lì non sarà speriamo di ritrovarci in un surrogato che al momento risulta essere per noi la Spagna.

Tecnicamente vi dico che le assicurazioni di viaggio,anche quelle migliori,non pagano se uno dei viaggiatori ha un male pregresso nonostante poco prima della partenza non è mai stato meglio quindi a meno che non vi affidate ad assicurazioni specifiche che da sole costano quanto un quarto del viaggio, preparatevi a perdere i soldi a meno che non ci sia un miracolo e nel nostro caso ci è stato,almeno in parte,ovvero la compagnia Turkish Airlines con la quale avremmo dovuto volare in India,ha modificato il nostro piano voli, peccato che nessuno ci aveva notificato il cambio e che lo scopro solo facendo una delle tante telefonate per procedere a quella farsa e ridicola procedura per avere un risarcimento dall’assicurazione di viaggio che al primo colloquio sembrava ben disposta ma questo l’ho già spiegato. La Turchia in quei giorni fu colpita da un terremoto tremendo e da un ondata di mal tempo che probabilmente hanno inceppato qualche sistema di comunicazione.

Morale: per una specie di miracolo ho recuperato i soldi del volo e il centro ayurvedico al quale avevo corrisposto un acconto mi aspetta appena possibile. Pensate che questo ci scoraggi?No mai e non permettetelo a nessuno, ricordate la vita è una e semmai qualcuno cercherà di farvi sentire inadatto, se qualcuno anche autorevole e con la scienza in tasca vi dirà,viaggiare no,viaggiare si. mandatelo gentilmente a c….. e proseguite la vostra vita perché finché avrete respiro sarete vivi come non mai. Vi amo tutti alla prossima e Hari Om Tat Sat

LEFKADA TOWN: piccola e gradevole cittadina della Grecia

Leave a comment Standard

La prima volta che sono sbarcata in Grecia risale a davvero diversi anni fa, iniziavano solo allora i primi voli economici verso le varie isole della Grecia e la nostra scelta finì per caso su Creta. Era la fine di Ottobre ed il tempo laggiù era perfetto, sole, temperatura gradevole e turismo, quello bello, senza eccessi prevalentemente fatto di nord europei. Da quella volta la Grecia ha rappresentato il nostro fine estate preferito, ogni anno un isola diversa in base anche alla convenienza del biglietto aereo e l’ultima è stata Lefkada, un isola del Mar Ionio poco distante dalla famosa Corfù.

Il volo dura poco più di un’ora e il suo aeroporto serve non solo l’isola ma anche la cittadina costiera di Parga poco distante, decidiamo di lasciare quest’ultima per il prossimo giro verso la Grecia e aspettiamo il bus locale verso la città di Lefkada. I collegamenti locali da e per l’aeroporto non sono frequenti avrei forse dovuto pensare ad un transfer per velocizzare o un taxi che ci chiede 50 euro per portarci al nostro appartamento in centro. Decidiamo di ottimizzare il tempo prima che arrivi il bus e mangiamo presso il ristorante che si trova proprio di fronte al terminal, frequentato prevalentemente da viaggiatori in partenza o in arrivo, nulla di particolarmente eccezionale anche se devo ammettere che in Grecia trovate una materia prima talmente eccezionale, con frutta e verdura che sanno di frutta e verdura che, una semplice insalata, diventa il paradiso.

Per me anche solo stare seduta su una panchina sbilenca aspettando il bus diventa un motivo di gioia non fosse altro perché il sole ancora caldo della Grecia mi ricarica nel corpo e nella mente e poi sono con Leo(il mio compagno di vita e viaggi)in un posto nel quale mi sento un pochino a casa quindi non potrei chiedere di meglio.

Il bus arriva e con pochi euro si arriva al centro di Lefkada dopo circa una trentina di minuti. La fermata dei bus è piccolina un marciapiede dove fermano tutte le corriere dirette verso molte località isolane, inclusa la città di Parga ma questa volta per noi i giri saranno solo quelli verso il mercato locale, il porticciolo e la spiaggia, veniamo fuori da una primavera ed estate tremenda e per i nostri 4 giorni di permanenza sull’isola vogliamo solo vivere nello yoga, come dico io, contemplando ogni cosa e grati del momento presente.

Alloggiamo in un grazioso e super accessoriato appartamento a pochi passi dal centro, il costo a notte è di circa 40 euro ma volendo in bassa stagione si può risparmiare ancora qualcosa, noi questa volta siamo in Grecia i primi di Ottobre e devo dire che è tutto perfetto come sempre.

La mattina quando mi sveglio per la pratica circa alle 04:30 l’aria è fresca ed il cielo ancora buio devo mettere una felpa per stare bene fuori sul terrazzo per iniziare a connettermi con me stessa ma è bellissimo, la via dell’appartamento e silenziosa e sono praticamente l’unica anima già sveglia a parte il cane del vicino che fa un giro solitario prima di rientrare nella sua cuccia.

Generalmente Leo adora stare in hotel con almeno la colazione inclusa, quei buffet dove si mangerebbe anche le gambe del tavolo senza pudore, io che invece ormai ho rivoluzionato completamente il mio modo d’essere adoro preparare il cibo per me e per chi amo con dedizione e prodotti di qualità e la Grecia è uno di quei posti dove non trovi pentimenti nel farlo, quindi un bel giretto al mercato locale. Leo a fare la spesa di frutta e verdura è davvero fantastico, molto più di me, riesce a selezionare i pezzi migliori e saporiti. Una bella scorta di cetrioli, olive, yogurt, noci, miele e frutta varia ed è come portare la Grecia in una busta. Tutto è talmente buono che per tutti i giorni a seguire, entusiasta anche della cucina nuova e del terrazzo assolato, decido di preparare sempre io i nostri pasti e devo dire che anche Leo, ormai diventato consapevole di quanto sia necessaria un’alimentazione semplice e senza troppi pastrocchi, apprezza tutte le mie ricette pseudo greche che porto a tavola.

Il centro di Lefkada è piccolo si gira agevolmente ci sono localini caratteristici dove prendere un caffè o mangiare ed una serie di vicoletti deliziosi dove intrattenersi a scattare qualche foto. Il ponte di legno di Lefkada è sicuramente l’attrazione più famosa della città, nulla di eccezionale ma la sera i locali si radunano lì con le loro barchette telecomandate e le mettono in questo lungo canale per guidarle nella navigazione telecomandata ed è interessante fermarsi a guardarle, qualche modellino è anche abbastanza grande. Proseguendo in direzione del faro cittadino si trova oltre il canale una spiaggia stupenda poco frequentata, almeno in quel periodo, con acqua cristallina, nessuna distrazione se non il mare e il suo rumore, se si vuole poco distante un piccolo chiosco per prender qualcosa e stop, una giornata così merita di essere glorificata.

Ci sono altre spiagge che si possono raggiungere a piedi dal centro di Lefkada con una quarantina o forse più di cammino, noi abbiamo scelto questa che è la più vicina e ci mettevamo trenta minuti di cammino ma so che l’altra più grande è lunga e piena del colore vivace delle vele dei kitesurfer che sfruttano il vento costante di quella zona, noi invece eravamo riparati dai venti, però sicuramente è bellissima quindi se vi capita di andarci fatemi sapere, per noi in quei quattro giorni andava bene così

NUOVO VIAGGIO: in rotta verso il cambiamento

Leave a comment Standard

Eccomi qua: il 2023 è iniziato da ormai una quindicina di giorni ed io finalmente ho deciso di scrivere quello che ho in mente da un pò di tempo e che sento di condividere con voi perché credo che se continuassi ancora su questa direzione farei uno sbaglio enorme, offendendo me stessa prima di tutto e chi mi legge, in secondo luogo.

Ormai è già qualche anno che è nato questo sito, ci sono stati scambi interessanti con qualcuno di voi, qualcuno ha trovato spunti, qualcuno mi ha criticato senza mezze misure. Ho visto crescere l’interesse verso questo sito e di questo ne sono stata felice, avrei voluto il successo immediato come capita ad altri, avrei voluto sbancare come spesso capita agli altri ma diciamolo non sono mai stata brava a “vendermi” si fa per dire e a fare business come mi dice spesso qualcuno. Però la verità è che non mi è mai importato molto del successo altrui, certo avrei voluto vivere solo dei miei racconti di viaggio, ma per ora non è così, forse un giorno lo sarà forse no ma poco importa perché io ci ho messo del mio e quando dico del mio, intendo il mio cuore e la mia passione. Devo dire che prima del maledetto co19 le cose iniziavano ad andare nella direzione giusta almeno professionalmente, poi però si smette di viaggiare e l’interesse scema. Quando poi si ritorna a viaggiare ecco che ritornano i sapientoni, quelli che non sanno nulla di cosa realmente c’è dietro al lavoro di chi organizza un viaggio seriamente e per professione, arrivano quelli di booking.com e google flight ed intendiamoci non ho nulla contro di loro e vanno anche bene se non ci si crea aspettative o non si ha problemi a rimanere a piedi ma ergersi sapiente e saccente su chi, con umiltà, ha studiato la professione di chi organizza viaggi, sia un agente o un tour operator o anche un autodidatta e che continua ad amare follemente questi studi e che ancora tiene ben a mente le parole del suo primo maestro:< < quando racconti un viaggio qualsiasi esso sia devi far viaggiare ad occhi aperti>> allora proprio non ci sto. Non so se in questi anni sono riuscita a farvi viaggiare ad occhi aperti, sarete voi a dirmelo ma ciò che è certo e che ci ho messo e ci metto il cuore ma non voglio continuare in questa direzione perché nel frattempo altre cose si sono affacciate prepotentemente nella mia vita come lo yoga(quello vero) e altre ancora di cui forse vi parlerò più avanti.

Fatto questo lungo preambolo, (qualcuno forse ha già chiuso pagina), quello che voglio dirvi e che al contrario di ciò che forse vi ho portato a credere Travelale non chiude i battenti ma cambia strada. Non voglio dire che non parlerò di luoghi che spero continuino sempre a roteare come trottole nella mia vita ma vorrei cercare di raccontare un posto per le sensazioni che mi regala, per la pratica di yoga che in quel momento ho sentito di praticare o meno o semplicemente per il silenzio che ha evocato. Non so bene dove mi porterà o se piacerà e per quanto io vi ami profondamente non è neppure tanto importante perché voglio seguire questa strada e come lo yoga mi insegna, senza crearmi alcuna aspettativa ma solo per il gusto di farlo. Quindi amici miei state connessi IL VIAGGIO, quello vero, inizia ora. HARI OM TAT SAT

Plage d’Agadir: sensazioni ed emozioni

Leave a comment Standard

Un momento terribile della mia vita ed un altro viaggio preso all’ultimo minuto con destinazione Marocco. Non è la prima volta in questo paese è sicuramente la prima volta sulla costa, avevo sentito parlare di Agadir quando iniziavo a vendere i primi pacchetti all inclusive sul Marocco, si vendeva Agadir, una cittadina relativamente nuova che fu distrutta anni fa da un tremendo terremoto e che ad oggi appare ancora un cantiere aperto per fare sempre più spazio a hotel, centri commerciali e casinò. Devo dire molto bella una località che forse vuol essere una Dubai marocchina come qualcuno dice ma che nei molti momenti di buio di quei giorni in Marocco mi ha anche regalato tante emozioni proprio quando passeggiavo lungo la meravigliosa spiaggia.

Chilometri di sabbia dorata, un mare spesso agitato una brezza da respirare a pieni polmoni. Non mi sono sentita di mettermi in costume da bagno, forse un problema solo mio ma quelle donne così coperte mi fanno venir voglia di adeguarmi e poi in fondo io sono quella che spesso al mare ci va con il suo enorme scialle indiano ed il mala al collo quindi non è un problema. I primi giorni sono di pioggia ininterrotta però cavoli che spettacolo, non pioveva da almeno un anno mi dicono ma accidenti dovevi proprio aspettare noi. Sarà la mia costituzione vata, sarà la cervicale ma voglio sole ultimamente è come se il corpo sentisse la necessità di aprirsi alla sua luce e la testa non fa differenza e finalmente arriva anche ad Agadir e la spiaggia diventa ancora più bella. La temperatura dell’acqua è gelida ma io non mi sono mai lasciata scoraggiare da questo tranne in questo caso, niente bagno solo un profondo rilassamento e molti minuti di meditazione in fondo nel mio nuovo cammino i viaggi sono diventati un momento per scoprire nuovi posti dove ritrovare me stessa

DIARIO DI VIAGGIO: DA SANTIAGO DI COMPOSTELA A PONTEVEDRA I PERCORSI NASCOSTI DEL CAMMINO DI SANTIAGO

Leave a comment Standard

Faccio una delle mie solite premesse: di racconti sul cammino di Santiago, esperienze mistiche, consigli illuminazione e tanto altro il web, la carta è piena, ad un cero punto della mia vita mi sembrava che se non si faceva questo cammino eri finito e così mi sono detta, ok devo farne un piccolo tratto, devo poter vedere le frecce gialle su fondo blu che indicano la strada verso San Giacomo. Si ma non voglio dire di averlo fatto tutto come ad esibire un trofeo che poi comunque non sarebbe vero visto che ne ho fatto solo 60 chilometri, non voglio mettermi parole in bocca che di vero hanno ben poco, voglio provare a sentire e poi magari decidere se ritornare per farlo tutto oppure mi basta solo un pezzetto. Vorrei aggiungere un sacco di altre cose ma ho come la sensazione che chi mi leggerà capirà al volo cosa provo, ho come la sensazione che il mio “non è stato abbastanza” verrà forse compreso da chi ha capito che ormai la mia è una spiritualità che verte prepotentemente verso l’Oriente e non perché in Asia ci sia una religione migliore della mia cattolica, qui la religione non conta proprio nulla, semplicemente il mio vivere la spiritualità è un mezzo non per chiedere qualcosa ma per entrare in contatto con me stessa, una me stessa che per troppo tempo mi è stata sconosciuta e in questo l’Asia è stata fondamentale perché mi ha fornito gli strumenti migliori che potessi chiedere, ma poi si sa tutto è relativo e soggettivo e se qualcuno ha trovato questa chiave di lettura percorrendo il sentiero che conduce a Santiago de Compostela, allora che ben venga.

Arriviamo all’aeroporto di Santiago di Compostela nella regione della Galizia a nord della Spagna, in un freddo pomeriggio di Gennaio inoltrato abbiamo lasciato il sole di Gran Canaria per provare a camminare le strade della tanto decantata spiritualità in un mese che non è di certo il massimo ma che è quello che gli incastri della vita permettono. Raggiungiamo con uno dei bus del trasporto locale la stazione dei treni di Santiago per prendere subito uno dei frequenti treni della Renfe per Pontevedra una città della Spagna a circa 60 chilometri da Santiago de Compostela che non è neppure segnata sulle mappe dei percorsi classici del cammino di Santiago ma che è una sorta di appendice, un raccordo verso Santiago di circa 60 chilometri quello è stato per noi il tragitto percorso per arrivare al cospetto di San Giacomo. Forse non ci saremo aggiudicati il trofeo di tanti viaggiatori ma è stata comunque un’esperienza forte che mi ha fatto capire delle cose e se qualcuno mi chiedesse se ho sentito l’illuminazione gli risponderei no…. non mi sono sentita come in altri luoghi del mondo ma sicuramente ho aggiunto un altro tassello alla mia conoscenza di me…..to be continued

Il treno da Santiago de Compostela a Pontevedra impiega meno di un’ora da stazione a stazione la compagnia Renfe è l’equivalente di Trenitalia anche se devo ammettere che dalle mie esperienze in Spagna mi è sembrata più puntuale ma treno e puntualità a parte il viaggio fila liscio. Durante una giornata ci sono diverse corse da Santiago a Pontevedra, il costo del biglietto è sui 5 euro e non c’è bisogno di acquisto anticipato. Alloggiamo all’hotel Virgen del Camino con 80 euro abbiamo una camera doppia con inclusa colazione la posizione è molto centrale e per il resto la struttura non è niente di che, una cena veloce ed il giorno dopo ci si mette in cammino. Non è semplice trovare l’imbocco giusto ma dopo qualche tentativo eccoci in direzione Santiago. A Gennaio inoltrato non ci sono molti camminatori anzi diciamo pure che siamo i soli, l’umidità è elevata e il freddo sostenuto anche se non se camminando ci si riscalda in fretta, ovviamente la mia cervicale non è contenta di questo sbalzo climatico dalle Canarie a qui ma sono abituata a non lamentarmi anche perché ero assolutamente consapevole di cosa avrei trovato. Una distanza di 60 chilometri si fa in fretta noi abbiamo fatto 20 chilometri al giorno senza correre e ci è andata bene considerato il fatto che il tempo, umidità a parte, ci ha graziato e abbiamo anche visto il sole. Il primo giorno di cammino ho passato tutto il tempo a fotografare i segnali blu e gialli che indicavano il cammino poi per fortuna ho smesso e ho realizzato di essere lì su quella via. I sentieri sono tenuti bene a parte l’incuria dei camminatori stessi che per lasciare un segno del loro passaggio e io aggiungo, sciocco passaggio, hanno appeso sui rami di molti alberi centinaia di mascherine un gesto davvero deprecabile.

Arrivati verso Santiago fa sicuramente un cero effetto vedere il campanile in lontananza, a distanza di quasi un anno sto ancora cercando di comprendere se l’emozione era dettata dal fatto di essere giunti alla fine e quindi raggiunto l’obbiettivo o perché era proprio il cammino di Santiago, a questo forse non voglio neppure dare una risposta, in definitiva l’ho fatto e non ho mai smesso di tenere il mio mala al collo o di pregare il mio mantra ma questo infondo lo faccio anche sulla strada da casa al supermercato perché fa parte di me ed ora raccontandolo a voi mi sento così appagata che forse l’obbiettivo, semmai io ne abbia avuto realmente uno, è raggiunto e spero davvero che questa consapevolezza possa arrivare a tutti qualsiasi sia la strada che si scelga di percorrere.

La spiaggia di Maspalomas di Gran Canaria uno degli angoli più yogici dell’isola

Leave a comment Standard

Se mi chiedete cosa ho amato di Gran Canaria vi dico tutto, se poi mi dite come si fa a innamorarsi così tanto di tutte le isole Canarie la risposta che voglio darvi è lo yoga. Viene da dire ma in che senso? Lo yoga si vive ovunque se è radicato come lo è in me già da qualche anno, lo si può vivere in una città intasata e puzzolente, nella solitudine di una triste camera di ospedale o addirittura difronte alle tragedie più gravi, però se uniamo i 5 elementi come terra, acqua, fuoco aria e etere, allora diciamo che alle Canarie siamo a cavallo e non solo perché qui questi elementi sono i protagonisti ma perché con sole 4 ore di volo dall’Italia ci si arriva.

Gran Canaria è l’isola principale di tutto l’arcipelago, un vero e proprio continente in miniatura, considerata forse l’isola più hippie fra tutte proprio per la presenza di una bellissima spiaggia che si estende meravigliosa e maestosa oltre l’omonimo faro, sto parlando appunto della spiaggia di Maspalomas. Ora qualche sciocco la prima cosa alla quale penserà sarà il fatto che questa è una delle spiagge per nudisti più famosa probabilmente di tutta Europa e allora ecco che scapperà fuori la risatina e il solito barboso commento: “ecco Ada è per quello che ti piace così tanto questa spiaggia” come se la perversione, la volgarità avessero qualcosa a che vedere con il concetto del naturismo. Premetto che non pratico naturismo anche se non avrei problemi a farlo, da anni ormai ho deciso di vivere il mio modo di essere senza preoccuparmi del giudizio alcuno quindi se al mare sentissi la necessità di girare nuda o completamente vestita lo farei senza troppi problemi peccato però che in Italia o almeno nei posti che frequento io questo non sia possibile senza scadere nella perversione sessuale se parliamo di naturismo oppure ai consueti risolini, ai quali peraltro sono abituata, soprattutto quando mi aggiro in spiaggia coperta dai mie lunghi abiti “indian style” e mala al collo.

Come sempre mi sono dilungata in discorsi accessori ma solo per dirvi che la spiaggia di Maspalomas è imperdibile siate voi amanti della spiaggia nudisti o semplicemente appassionati di kite surf visto che qui le onde sono ideali per chi vuole imparare a praticare sport di vela ma soprattutto se amate lo yoga e la meditazione, infatti spesso vengono organizzate classi di yoga oppure è assolutamente normale trovare persone che lo praticano, insomma anche se ancora non ci sono stata, mi è sembrata una sorta di Goa dell’India infine ma non di poco conto, il tramonto da qui è magnifico. Io personalmente sulla spiaggia di Maspalomas non ho mai visto nulla di particolarmente scabroso magari c’è qualcosa di sconcio al riparo dalle dune che si trovano dietro la spiaggia ma i controlli ci sono e spesso la polizia si fa largo tra le dune a bordo di fuoristrada. Una delle cose che maggiormente ho apprezzato è stato proprio vedere famiglie anche con bimbi piccoli praticare naturismo come fosse la cosa più normale al mondo ed in fondo se ci pensate è la cosa più normale al mondo, siamo nati nudi e non con ciò che la società ha voluto ci mettessimo addosso.

Idee per il fine settimana: da Faenza a Brisighella in treno alla scoperta di storia e natura

Leave a comment Standard

Nella mia vita di viaggiatrice ci sono dei luoghi che più di altri ho il desiderio di visitare ma capita spesso che le circostanze, gli incastri o le offerte mi facciano cambiare destinazione e finisce che alcuni posti rimangano confinati nel cassetto dei desideri. Qualcuno potrà pensare a posti esotici o lontani chilometri e chilometri ma non è sempre così a volte si tratta di qualcosa che è proprio dietro l’angolo. Devo ammetterlo tra le mie tante fissazioni ci sono i patrimoni dell’Unesco e i borghi, l’Italia in fatto di piccoli paesi, borghi incantati, è eccezionale davvero e non dirò la migliore al mondo perché questo eccessivo amor di patria mi nausea ed io amo ogni luogo che mi fa sentire in pace con me stessa fosse anche un sobborgo di chissà quale nazione sconosciuta.

PREAMBOLO a parte: finalmente decidiamo di prendere un treno regionale da Riccione per Faenza, città dalla quale sono passata non so neppure quante volte durante la mia spola Bologna Riccione e viceversa, ma mai e dico mai ho avuto l’occasione, il tempo o forse anche la voglia, di fermarmi per gironzolare nel centro storico, davvero carino devo dire e che sicuramente merita un ritorno più approfondito. La destinazione finale del mio viaggio è il piccolo borgo di Brisighella uno annoverato come i più belli d’Italia probabilmente ma sicuramente di tutta l’Emilia Romagna. Brisighella è un pacifico paese in provincia di Ravenna che vale la pena raggiungere in treno e non solo perché la stazione è a pochi passi dal centro cittadino ma perché il tratto ferroviario è meraviglioso e collega Faenza con la città di Firenze e si attraversano foreste, montagne rivoli d’acqua un territorio silente e lasciato alla natura che unisce Toscana e Emilia Romagna.

Brisighella non ha bisogno di presentazioni la sua rocca parla da sola, bellissima e maestosa con tutto un seducente sentiero per arrivare all’apice, così come l’antica Via degli Asini un tempo percorsa da asinelli carichi di merce che andavano su e giù per i monti portando a spalla qualsiasi cosa, un tuffo nella storia di sicuro ma anche un luogo di pace nonostante i numerosi turisti che la visitano soprattutto nel fine settimana. Ristoranti prettamente turistici ne abbiamo anche se devo ammettere che nei ristoranti del centro la tradizione culinaria si è persa per far posto ad una forse esagerata offerta gastronomica, dal risotto alla polenta passando per tagliatelle e tortellini, però si sa in questi posti non si viene forse per mangiare la vera cucina locale ma per respirare l’aria vissuta delle sue antiche case di mattoni o per lasciarsi trasportare dal rumore fragoroso delle campane della torre campanaria che scandiscono il tempo che forse in posti del genere si è quasi fermato.

Puerto de Mogan o Puerto Rico? Due piccoli borghi di Gran Canaria da visitare assolutamente

Leave a comment Standard

In genere fare classifiche non mi piace ma è inevitabile che alcuni posti lascino il segno più di altri e quel giorno in cui visitati sia Puerto de Mogan che Puerto Rico fu assolutamente memorabile….

La giornata non era delle migliori e fare una bella escursione fuori da Playa de Ingles era l’ideale, peccato solo che non eravamo gli unici ad aver avuto quest’idea e così prendere il bus con destinazione Puerto de Mogan non fu semplicissimo e lo dico già Puerto de Mogan mi fece battere il cuore da subito, case basse dai colori tenui, fiori rampicanti dai colori sgargianti e dolci montagne a fare da cornice insomma diciamocela, uno di quei luoghi in cui desideri fare mille foto anche agli angoli più anonimi e poi lo shala yoga per me ma quella è un’altra faccenda.

Un paio d’ore sono sufficienti per visitarlo a meno che non si vuole percorrere uno dei sentieri che porta nella parte più alta del paese per godere della vista dall’alto ma noi preferiamo lasciare la terra e prendere il traghetto che ogni giorno fa la spola con un altro paese, super turistico, dell’isola di Gran Canaria Puerto Rico. Il tragitto in barca è incantevole ed a un cero punto l’imbarcazione si ferma in un punto preciso dove tutti iniziano a gridare :DOLPHIN, DOLPHIN….

mi catapulto alla balaustra per vedere ma niente, nessun avvistamento e pensare che la barca si ferma li sempre e butta un pò di pesce perché, a quanto pare, ogni giorno vengono lì a salutare e a prendersi il gradito pesciolino in omaggio ma non quel giorno purtroppo.

Forse la delusione dei delfini o più probabilmente la bellezza di Puerto de Mogan non mi fanno apprezzare Puerto Rico che mi appare un pò finta, un piccolo paese con albergoni a ridosso della roccia alte palme, negozi e tutto il necessario per il vacanziere che alloggia lì, quindi la visita non dura molto il tempo di capire che Puerto Rico perde la gara, si fa per dire e riprendiamo il bus per tornare alla base. Però nonostante la giornata non abbia regalato un sole splendente, non cambierei una virgola e ripeterei tutto uguale magari la prossima volta spero di avvistare uno pinna……

Come arrivare a Nara da Osaka, per visitare uno dei luoghi più belli del Giappone

Leave a comment Standard

La visita alla città di Nara è stata la nostra prima escursione fuori città partendo da Osaka e per farlo abbiamo utilizzato il treno partendo dalla stazione di Namba uno dei cuori nevralgici di Osaka dove arrivano anche i treni dall’aeroporto internazionale, un luogo che sembra più una piccola città che una stazione dei treni. La linea ferroviaria che da Osaka conduce direttamente alla città di Nara è la Kintetsu ed il biglietto costa 570 Yen l’equivalente di circa 5 euro a tratta, il viaggio dura 40 minuti ed ancora una volta come sempre ci è accaduto in Giappone il paesaggio fuori dal finestrino è davvero suggestivo. Se si decide di rientrare nella città di Osaka in giornata consiglio di prendere il treno in mattinata e scegliere un giorno in settimana per evitare la calca di gente che generalmente viene qui durante il fine settimana anche solo per dar da mangiare ai cervi.
Uscendo fuori dalla stazione si trovano le prime indicazioni che segnalano la via per il Kohufukuji Temple un complesso buddista fondato dalla famiglia Fujiwara, gli aristocratici più potenti di tutto il periodo Nara. Il complesso era composto da oltre 150 edifici che oggi non ci sono più ma dei quali ancora oggi ne restano molti dal grande valore storico , come la pagoda che si sviluppa su cinque piani e che resta la seconda realizzata in legno più alta di tutto il Giappone. La pagoda, oltre ai cervi, è sicuramente un simbolo della città oltre che un punto di riferimento non può essere visitata all’interno ma accedendo al parco adiacente a questo complesso buddista si ha la possibilità di ammirare l’architettura che la caratterizza. L’ingresso al parco di Kohufukji è gratuito mentre con un biglietto di 300 Yen si può accedere alla Sala D’oro centrale. Il museo di Kohufukji invece necessità di un ulteriore biglietto pari a 700 yen.
Ma se il complesso di Kohufukuji ci lascia percepire ben distintamente la bellezza monumentale della città di Nara e l’indiscusso potere della città è al Tempio di Todaiji che bisogna giungere per rimanere senza molto da dire e non solo perché questo è il tempio realizzato in legno più grande del Giappone ed ospita una delle statue in bronzo del Buddha presenti in Giappone ma anche perché il giardino che lo circonda è un dedalo di piccoli sentieri nei quali si nascondono ancora piccoli angoli di misticismo del tutto o quasi ignorati dai turisti ma che per me hanno rappresentato l’aspetto più intimo e bello del Giappone.
Oggi il tempio di Kohufukuji nonostante le sue notevoli dimensioni è stato negli anni ridimensionato rispetto al suo aspetto originale ed oltre alla grande statua di Buddha rappresentato seduto con un’altezza di 15 metri, si possono osservare altre statue legate alla spiritualità buddista e non meno importante visibile già sulla strada che conduce all’ingresso principale la Porta di Nandaimon, un grande cancello in legno con la rappresentazione di due animali feroci a far da custodi. L’aerea in cui si sviluppa il tempio è molto estesa e il biglietto si paga solo per accedere alla sala dove si trova il Buddha, il costo del biglietto è di 1000 yen per adulti e 600 per i piccoli. Senza necessità di biglietto ma in assoluto il mio posto preferito di Nara è il Tamukeyama Shrine inserito proprio lungo il percorso canonico che i turisti ed i cervi fanno per arrivare al Todaij praticamente a sinistra dell’ingresso, molto appartato questo tempio shintoista è quasi sempre snobbato dai visitatori e di conseguenza si possono trovare momenti di assoluta quiete dove ci si può immergere nella calma. Questo piccolo angolo di pace non è molto pubblicizzato a Nara e mi viene da dire per fortuna perché si possono vedere uccelli e scoiattoli che volteggiano fra le gli alberi o giapponesi immersi nella preghiera a simbolo di un Giappone autentico che ancora sopravvive nonostante la folle corsa del mondo verso il potere incondizionato, quindi assolutamente da visitare insieme a quei birbanti e irriverenti abitanti a quattro zampe di NARA.

Passeggiando per Bressanone la città più antica del Tirolo

Leave a comment Standard

Se in un luogo posso trovare storia, passeggiate tra antiche viuzze e una natura da perdere il fiato allora questo è il posto che fa per me come proprio lo è la città di Bressanone la più antica del Tirolo, un gioiello incastrato in una valle maestosa con il fiume Isarco ad attraversarla e la cima della Plose a far da guardiana.
Bressanone fu fondata nel 901 il vescovo qui ebbe la sua sede per diversi anni e furono tanti gli imperatori che durante i loro viaggi verso Roma si fermarono qui. Arte antica e contemporanea si fondono e se camminando lungo il fiume per intraprendere i vari sentieri che si dipanano intorno alla città si ha la sensazione di quanto la natura sia prorompente è nel centro storico che si respira un’aria assolutamente vacanziera, con tutti i localini caratteristici dove fare aperitivo a base di buon vino locale oppure i negozietti dove fare incetta di speck o altri prodotti d’eccellenza.
Bressanone è frequentata dai turisti praticamente tutto l’anno molti di essi provengono da Austria e Germania che qui praticamente si sentono a casa visto che, a Bressanone come nel resto dell’Alto Adige, si parla tedesco praticamente ovunque ed ogni insegna ha il suo corrispettivo in lingua, questo a causa dell’occupazione austriaca del territorio fino alla prima guerra mondiale.
Architettonicamente il simbolo di Bressanone è il Duomo e si raggiunge con facilità da ogni angolo del centro storico che è di dimensioni ridotte ma nel quale è meraviglioso intrattenersi in qualsiasi momento del giorno e anche della sera. Di arte ecclesiastica il Duomo di Bressanone possiede due torri anteriori che risalgono al 980, maestose e particolarmente scenografiche la cui sagoma è ben riconoscibile anche quando si intraprendono dei sentieri a piedi salendo lungo la valle che circonda la città. Internamente il Duomo ha una decorazione a soffitto che ricopre ben 250 mq tutte ad opera di Paul Troger mentre l’altare maggiore è stato realizzato da Theodor Benedetti, altrettanto di pregio i marmi con i quali sono decorati gli interni che rendono straordinariamente bella questa chiesa. Se si è appassionati di pittura sicuramente una sosta la merita il Chiostro un edificio di età romanica annesso alla cattedrale all’interno del quale si possono ammirare affreschi di età tardogotica nel periodo che va dal 1390 al 1500.
Bressanone è una località molto apprezzata durante il periodo natalizio durante il quale tutto il centro si abbellisce a festa con l’allestimento dei mercatini e per rimanere in tema natalizio anche fuori stagione consigliata è la visita al Museo Diocesano all’interno del Palazzo Vescovile, un prezioso edificio vescovile all’interno del quale è custodita una collezione di presepi. Il cortile interno con le facciate barocche ed il vecchio arco d’accesso ne fanno uno dei luogi più suggestivi dell’Alto Adige.Originale anche il Museo della Farmacia la Wnderkammer che espone oggetti che anno contribuito alla realizzazione farmaceutica in un lasso di tempo pari a 400 anni.
Tutte le passeggiate nei centri cittadini interessanti dovrebbero almeno includere una tappa culinaria che non sia necessariamente la sosta al ristorante per pranzo e cena ma anche solamente l’acquisto del pane tipico se esiste o di qualsiasi altra cosa possa diventare un cibo da passeggio o ancora meglio il cibo da prendere portare via e consumare in uno di quei posti alchemici(come li chiamo io) che vado sempre a cercare in qualsiasi luogo io visiti e che quasi sempre, cercando bene, mi riesce di trovare. A Bressanone di questo tipo di luoghi ce ne sono una miriade basta anche solo spostarsi lungo le sponde del fiume Isarco per trovare un angolo di pace o tranquillità e se poi piove pazienza almeno si potrà dire di averci provato. Ovviamente a Bressanone come nel resto dell’Alto Adige una delle eccellenze culinarie della zona è lo strudel di mele che ho scoperto proprio qui essere realizzato non solo con la canonica pasta sfoglia come prevede la ricetta originale ma anche con la frolla, entrambe le versioni sono appetitose che mi riprometto di rielaborare in versione vegana per alleggerire il carico di burro, buonissimo chiaramente ma che non si sposa perfettamente con il regime alimentare che ho negli ultimi anni per ragioni salutari. Il posto migliore dove trovare ottimo strudel nelle due versioni disponibile anche in una bella confezione take away da regalare a parenti è amici è la Casa dello Strudel in via Ponte Aquila 14, il negozietto è molto piccolo in realtà è un forno dove si possono comprare anche altri dolci e pane locale non è aperto la domenica e ogni giorno chiude alle 18 ma resta una tappa obbligata quando si visita Bressanone, indipendentemente che sia sfoglia o frolla la pasta dello strudel all’interno si i pezzetti di mela si mescolano alle noci e si distingue il profumo della cannella regalando al palato una vera esplosione di gusto che mi fa venire una voglia di tornare lì proprio adesso mentre scrivo e rivivo tutte le magiche sensazioni che ha saputo regalarmi Bressanone.