Il “CIBO” uno degli aspetti più importanti di un viaggio al quale per molto tempo forse non ho dato la giusta importanza ma che oggi,dopo anni ed anni di girovagare, in Italia e nel mondo mi appare un aspetto da non trascurare anzi al quale dedicare molta attenzione come alla visita del posto spesso. Si dice che la cucina italiana sia la più buona del mondo ed io forse in questo faccio poco testo perché non solo non amo particolarmente la pasta, perlomeno quella confezionata ma sono vegetariana da diversi anni ed anche con qualche intolleranza che a volte complica la scelta del cosa mangiare e sopratutto dove trovare il cibo adatto a me. In Asia non ho grossi problemi o perlomeno in diversi paesi dell’Asia, dove trovo sempre il mio amato riso e tanta buona frutta e verdura ma in altre parti del mondo a volte può diventare complicato. Qualcuno si chiederà se non mi senta penalizzata e la mia risposta è no assolutamente no, la scelta di essere vegetariana mi fa andare alla ricerca di sapori che a volte in una cucina si ignorano, le intolleranze sono un altra storia ma per fortuna non così insopportabili da non consentirmi qualche scorro alle regole.
Per fortuna però,proprio l’Italia mi ha permesso di capire che nella nostra cucina c’è spazio per ogni palato e ogni specifica richiesta e quindi non è difficile passare dai tortelloni di ricotta burro e oro della Emilia Romagna, mia terra d’adozione, alla ‘Ncrapiata di fave e foglie, una purea di fave secche mescolate a erbe di campagna cotte, ricetta originaria della Puglia, mia terra di nascita.
La cucina italiana si può dire composta da 20 gruppi rappresentati da tutte le regioni che compongono lo stato da suddividere ulteriormente in un numero imprecisato di sottogruppi formati da provincie e in alcuni casi paesi che a volte hanno piatti e specialità differenti nel giro di pochi chilometri.
Durante un viaggio in Calabria di diversi anni fa,precisamente nella cittadina costiera di Scalea,ho provato un calzone di cipolla e fin qua sembrerebbe non essere una grande novità culinaria visto che la Puglia tra i suoi tanti piatti annovera anche il famoso calzone di cipolla sponsale, un tipo di bulbo lungo tipico di questa terra. La particolarità del calzone di cipolla assaggiato in Calabria e poi successivamente rimangiato per mano calabrese, è il calzone ripieno di cipolla rossa Igp di Tropea, una delizia da leccarsi i baffi, preparata in estate durante il periodo compreso da maggio a settembre quando si producono questi straordinari ortaggi caratterizzati da una grande dolcezza e digeribilità.Così desiderosa di rivivere al palato lo sprigionarsi di tutte quelle sensazioni dal sapore calabrese ho provato a rifare questa ricetta suggeritami da un calabrese Doc ed il risultato non è stato affatto male.
RICETTA CALZONE DI CIPOLLE ROSSE IGP DI TROPEA
INGREDIENTI
600 grammi farina 0
2 kg e 500 grammi di cipolla rossa di Tropea IGP
10 gr di lievito di birra fresco
50 gr olio extravergine di oliva
25 gr sale fino
acqua per impastare
PROCEDIMENTO
Affettare la cipolla dopo averla lavata farla saltare in padella con olio a fiamma bassa coprendo con un coperchio, aggiustare di sale fino a lasciar stufare fino al punto in cui si sarà creata una bella purea.
Nel frattempo impastare farina e acqua tiepida nella quale avremo sciolto il lievito, incorporare il sale solo alla fine per non alterare l’effetto lievitante del lievito, coprire con un panno o pellicola e lasciare riposare finché il composto non sarà raddoppiato. Stendere un disco per la base e adagiarlo in una teglia precedentemente oleata farcire con il composto di cipolla e coprire con un secondo strato di pasta, buchrellare con una forchetta per far uscire aria qualora ce ne fosse dall’interno, attenzione a sigillare bene i bordi, magari utilizzando una specifico taglierino da cucina.
Cuocere in forno caldo a 220 gradi per circa 35 minuti sfornare e lasciare raffreddare il calzone pronto per partire alla scoperta di qualche bellissimo angolo d’Italia.