L’ayurveda la scienza della vita che mi ha cambiato la vita

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Ormai sono quasi sette anni che l’ayurveda si è affacciata nella mia vita ma sono anni e anni che questo meraviglioso miracolo insegna, forma medici e operatori in ogni angolo del mondo.

Scienza della vita nata in India è rimasta all’ombra per diverso tempo adesso le cose cambiano e molte persone si curano con essa. Una scienza esatta non una stregoneria, tutt’altro, in India si può scegliere come curarsi vale a dire allopatica o ayurvedica ed in molti arrivano da ogni angolo del mondo per curare disagi più o meno gravi (io fra questa).

Ora raccontare dagli albori ogni cosa sulla scienza ayurvedica mi sembra esagerato anche perché il web è pieno di materiale che spiegherebbe tutto meglio di me, nonostante io talmente appassionata e grata all’ayurveda, sono diventata consulente ayurvedica, vi racchiudo tutto in una frase: scienza della vita. Wow meraviglioso ma che cavolo vuol dire mi direte? Vuol dire che per stare bene dobbiamo metterci in contatto con il fluire della vita stessa, entrare in empatia con essa e con i suoi ritmi che presuppongono una nascita un percorso intermedio ed una fine e già perché questa fine deve esserci ed è inevitabile per rinascere.

Ora per farla breve io devo tutto all’ayurveda perché sono da quando ero adolescente affetta da una malattia autoimmune chiamata psoriasi, non è contagiosa specifico, che ti attacca la pelle con chiazze e croste davvero debilitanti e pruriginose e che nei casi più complessi colpisce anche le ossa e i tessuti molli rendendo difficile anche muoversi. Insomma una bestia che mi ha creato non pochi problemi e che magari un giorno vi racconterò. Ciò che invece volevo iniziare a raccontarvi e che l’ayurveda alla fine mi ha portato in India e qui si apre un racconto lungo che piano piano inizierò a raccontarvi…. Vi amo a poco a poco troverò la forza di tornare anche da voi adesso di più non posso, sappiate solo che oggi è un giorno davvero tremendo e che ho però pensato che potevo sentirmi meglio scrivendo a voi.

Pila una località di villeggiatura ideale per fare yoga

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Lo yoga è non solo un’antica disciplina ma soprattutto uno stile di vita yogico e quindi se uno mi chiede quale possa essere un luogo in cui lo yoga viene meglio, la mia risposta è ovunque, perché lo yoga deve essere fatto sempre, dappertutto ed in qualunque condizione. Io personalmente ho praticato nei luoghi più belli del mondo ma anche in quelli più brutti, come la camera di un reparto di medicina d’urgenza mentre assistevo per la notte il mio compagno. Ovviamente la pratica cambia anche in base agli spazi che abbiamo a disposizione, quindi magari la classe che facciamo in un luogo angusto non avrà saluti al sole o asana, come i guerrieri e sarà decisamente più stabile con magari una buona parte di pranayama(estensione del respiro) che è poi molto in linea con lo stile di yoga che insegno io.

Però è tempo di vacanze e molti pianificano le loro ferie e sempre di più si sente parlare di vacanze all’insegna del benessere così mi è venuta in mente una località di montagna nella quale mi ero trovata davvero molto bene a fare yoga in un contesto naturale davvero incantevole e che si chiama Pila.

Pila si trova a pochi chilometri dalla meravigliosa città di Aosta nella quale si può arrivare in treno o in bus come facemmo noi e di qui, praticamente in centro, alle spalle della stazione ferroviaria si trova l’impianto di risalita per raggiungere il comprensorio sciistico di Pila. Non ci sono molti hotel ed anzi qualcuno quando ci sono stata io proponeva addirittura lezioni di yoga. I costi per alloggiare non sono eccessivi e intorno al comprensorio oltre a molti sentieri ci sono anche percorsi dedicati a chi fa bici cross, credo e spero si chiami così, in pratica uno sport che prevede l’utilizzo di biciclette da corsa che vengono giù per le discese come matti e guai a trovarsi sulla loro traiettoria.

La cosa bella di Pila che mi aveva letteralmente conquistato non era solo la meraviglia della natura dove praticare yoga ma anche la vicinanza con Aosta una vera bomboniera che purtroppo è un pochino sottovalutata turisticamente ma che invece è un tesoro di bellezza storica, quindi direi che potrebbe essere la combinazione perfetta per una vacanza yogica e storica al tempo stesso

La mia alba a Puerto de la Cruz

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Che le isole Canarie abbiano colpito il nostro cuore è evidente a tutti ma proprio a tutti , Leo poi, il mio compagno di viaggio e di vita, sognava di viverci per lunghi periodi. Lo scorso Natale nonostante la malattia era già piombata nella nostra vita siamo riusciti a vivere un Natale pieno di emozione e quest’emozione ci è stata data dalla natura custodita a Tenerife ed in particolare a Puerto de la Cruz.

Puerto de la Cruz è una cittadina a nord dell’isola di Tenerife, qui la costa è frastagliata, le scogliere immense, il mare di blu cobalto e alle spalle il Teide a fare da contorno. Noi abbiamo alloggiato nella zona più alta di Puerto de la Cruz dove si possono guardare le onde del mare che si infrangono sulla spiaggia nera e alle spalle il vulcano che, per lo scorso Natale si è imbiancato di neve, il bello di scegliere quest’isola dove si va in spiaggia 12 mesi all’anno e se il meteo volge al peggio anche a fare pupazzi di neve sul Teide.

Ovviamente il momento dello yoga è favoloso qui, con uno sguardo al mare e uno alla montagna, lo consiglio a chiunque come consiglio di alloggiare nella zona più alta della città intanto perché si possono trovare appartamenti o anche hotel a costi contenuti ma anche per il contatto diretto con la natura o meglio con ciò che gli occhi possono ammirare e se solo vi fermerete a guardare questo spettacolo nella tranquillità del giorno che sta per nascere ed anche solo questo sarà yoga.

Palais Longchamp di Marsiglia un luogo magico

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Trovato praticamente per caso mentre scendevamo dalla navetta che percorre il tratto dall’hotel Village club du Soleil, di cui dovrò in futuro parlarvi per via della sua storia affascinante, però non divaghiamo come al solito, dicevo la navetta doveva scendere verso il centro di Marsiglia poiché l’hotel è un pò distante dal cuore turistico della città ma io vedo in lontananza una meraviglia che fa tanto giardini reali o cose simile e costringo il povero Leo a scendere a quella fermata ed ecco una meraviglia appare davanti a noi.

Palais di Longchamp è un palazzo ovviamente, sede di due musei situato nella quarta circoscrizione di Marsiglia, si lo so si dice arrondissement come a Parigi ovvero zone ad anello che identificano il cuore cittadino fino alla periferia. Costruito nel XIX secolo per far fronte alla mancanza di acqua che in quel periodo, complice un’epidemia di colera, era divenuto un problema serio l’acqua veniva convogliata qui direttamente dal canale di Marsiglia. Ora però storia a parte credo che questo sia il monumento storico più bello di Marsiglia e non è che viene citato moltissimo sulle guide del posto, il che non mi è dispiaciuto affatto, visto che quella domenica mattina noi un altro gruppo di stranieri e tanti runners eravamo gli unici a godere di questa meraviglia. Rivoli d’acqua una scalinata sontuosa per arrivare in cima ed un bel parco verde tutto intorno dove i locali amano stendersi al sole, insomma una bellezza che merita la visita assolutamente, magari per arrivarci ci mettete una mezz’oretta ma vuoi mettere lasciare il caos del centro per immergersi in un posto del genere, peraltro quelli che amo io in maniera particolare perché, come fu per me tanti anni fa a Vienna nei giardini reali, rimango estasiata davanti all’arte, l’architettura maestosa con intorno alberi, natura e gli uccelli in volo rimanendo poi praticamente in città.

Non è il caso di farvi sapere cosa ho fatto in quel parco a piedi nudi perché tanto sapete già la risposta e se non lo sapete HARI OM TAT SAT.

PS: Il museo di belle arti all’interno di Palais Longchamp è interessante come anche i gatti che girano per il parco intorno e la vista della città dall’alto della scalinata

Gli italiani di Corralejo

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Premesso che ancora non abbiamo identificato un’isola delle Canarie specifica dove trasferirci, a volte Leo mi parla di Gran Canaria ma solo perché è quella che in definitiva offre più servizi. Però se vi devo dire che ho una preferenza faccio davvero fatica a darne una, sono tutte meravigliose, anche se ancora non abbiamo visto quelle più piccole che comunque credo che, con i problemini di salute che al momento ci affliggono, la nostra scelta sarà comunque su una delle più grandi.

Fatto il mio solito preambolo, devo dire che Fuerteventura è davvero una meraviglia, ed anche è una dalle isole dell’arcipelago preferite dagli italiani che sono molti e tutti risiedenti nel piccolo villaggio di Corralejo.

Iniziamo a conoscerne qualche italiano residente a Fuerte già sul bus che dall’aeroporto ci porta proprio a Corralejo, di lì in avanti sarà tutta una conoscenza di connazionali più o meno simpatici, come poi del resto capita nella vita in generale, anche se devo dire che questi italiani mi sembrano molto ben disposti a conoscerti e soprattutto a sapere perché sei lì e se in qualche modo puoi rappresentare per loro un’incontro futuro molto più assiduo.

Corralejo è piccola e davvero graziosa, da antico paesaggio di pescatori si è trasformata in una bella località per vacanzieri soprattutto italiani che qui si sono proprio ben radicati costituendo una bella comunità al contrario di Costa Antigua dove i britannici rappresentano la popolazione più numerosa. La mia scelta di risiedere per il nostro periodo di permanenza a Fuerteventura a Corralejo fu dettata da due ragioni: la prima la vicinanza alle dune sabbiose di Corralejo, una meraviglia naturalistica alla quale ci arrivavamo tutti i giorni a piedi. il secondo motivo la vicinanza al traghetto che ci avrebbe portato a Lanzarote, visto che parte proprio dalla marina di Corralejo che si trova a nord dell’isola.

Gli italiani sono ovunque a Corralejo nei bar, ristoranti, negozi e sulla spiaggia e in certi momenti ti sembra davvero di essere circondato da loro. Se gli chiedi perché sono lì le risposte sono le stesse che daremmo noi, ovvero l’Italia ci ha rotto, il clima è fantastico, la natura è a portata di tutto ecc ecc. In effetti qui se riesci a trovare una casina, cosa non semplicissima vista la richiesta, un lavoro o una maniera per sostenerti, sei a cavallo e puoi vivere come piacerebbe a me, con il sole, il mare, la terra e tanto yoga. A proposito di yoga questo è proprio il posto giusto per praticare e la combinazione vuole che quando vado ad iscrivermi a qualche lezione di approfondimento, come faccio in ogni mio viaggio, l’insegnate è proprio italiana, trasferitasi qui da tanti anni e che è riuscita a mettere su il suo business nel settore olistico. Ora io non so se sia stata proprio contenta di sapere che io pensavo a Fuerteventura con lo stesso intento lavorativo, visto che a cominciato a snocciolarmi una serie di problematiche al fine palese di scoraggiarmi, però io ho Leo, che è sempre stato la parte più razionale di me e che mi ha aiutato a comprendere che ognuno va per la sua strada e che poteva essere anche plausibile la paura di questa ragazza all’idea di avere concorrenza ma che di certo questo non avrebbe dovuto scoraggiare i mie possibili progetti lavorativi, ancor più che il mercato sembra non conoscere arresti, almeno per il momento.

Una cosa poi molto interessante sullo yoga è poi stata quella di saper che proprio a Corralejo esiste un piccolo centro di religione induista dove anche molte insegnanti italiane e non solo, frequentano per ricevere insegnamenti da una famosa Maestra indiana ed ovviamente io non perdo occasione per andare a scovare questo piccolo angolo di India a Fuerteventura e devo dire di non esserne rimasta delusa, la mia India mi regala segnali ovunque.

Se quindi dovessi tirare le somme degli italiani a Corralejo direi che sono chiacchieroni come nelle piccole province italiane, accomunati da tanti sentimenti di risentimento verso l’Italia ma anche gelosi di ciò che hanno creato però con grande pregio comune ovvero quello di voler vivere la natura e i suoi ritmi con lo yoga, il surf, le passeggiate o lo stare fermi ma senza la frenesia di arricchirsi di qualcosa che comunque mai potrà essere appagante come vivere nella semplicità delle cose.

FUERTEVENTURA: inizio primavera tra yoga e ayurveda

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Le isole Canarie sono diventate fondamentali nella nostra vita, anche se il mio amore per loro non è arrivato al primo colpo, almeno per me, visto che il mio compagno, ha desiderato di trasferircisi lì da subito e magari un giorno, superate tutte le difficoltà del momento diventerà la nostra base, insieme all’India ma questa è una storia a parte.

Fuerteventura è un’isola quasi desertica anzi no proprio brulla, un pezzo di deserto in mezzo all’oceano però cavoli bella, bella da far mancare il fiato e nonostante in primavera non è che ci siano alberi fioriti il cielo è azzurro, il vento spiana la sabbia e i colori del mare sembrano una tavolozza di mille sfumature di blu. Non è quindi un caso che molte scuole di yoga locali organizzano ritiri yogici con programmi del famoso detox, parola che ormai si usa e si abusa ovunque, per identificare un periodo utile a liberarsi di scorie e tossine sia fisiche e mentali. In realtà negli ultimi periodi anche molte di scuole di yoga italiane volano proprio a Fuerteventura nel periodo primaverile per vendere pacchetti di ogni genere ispirati a uno yoga più o meno disintossicante.

Ora è evidente che dietro a questo tipo di iniziative olistiche si sia creato un business ma è vero che certi posti possono davvero essere ideali. Fuerteventura e nello specifico il comune di Corralejo a nord dell’isola,é un centro molto vitale dove la comunità principale è proprio quella italiana e molti italiani, ormai residenti fissi, si dilettano con il surf ed anche lo yoga. Io personalmente ho partecipato ad una settimana di detox presso l’Aloe Club Resort che nella primavera scorsa ha organizzato un soggiorno benessere. Ho potuto fare yoga e mangiare cibo prevalentemente crudo nonostante la scienza ayurvedica a cui mi ispiro nella quotidianità non ammetta diete crudiste ma solo cibo ben cotto nonostante io creda che a volte, soprattutto ai cambi di stagione concedersi qualche giorno di succhi di frutta fresca, verdura cruda e semi, possa essere un vero tocca sano soprattutto se si soffre di malattie autoimmuni come la psoriasi che mi accompagna da quando sono adolescente.

Corralejo è comunque una base perfetta per andare a fare belle passeggiate tra spiaggia e deserto unite a yoga e alimentazione sana e prendersi cura di se stessi

COSA FARE SE UN VIAGGIO SALTA

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HARI OM anime di luce!

Ok vi starete chiedendo come mai saluto in questa maniera e soprattutto perché. Iniziamo con il rispondere al perché: vi ricordate il mio articolo in cui raccontavo della mia inversione di marcia? Intendo dire nella stesura del mio amato blog, cioè del voler parlare sempre di viaggi ma non nella maniera canonica raccontandovi quindi anche del mio viaggio più importante ovvero quello con la spiritualità e lo yoga quindi oggi ho deciso di salutarvi in maniera speciale perché, nella tradizione vedica, Hari rappresenta la realtà manifesta mentre OM quella immanifesta quindi, per farvela breve, quando vi saluto così io rendo omaggio non solo a ciò che vedo con i mie sensi ma anche quella scintilla divina che è in ognuno di voi e si anche in te che magari in questo momento stai imprecando contro di me perché ancora una volta sto andando fuori tema.

Ci eravamo lasciati con l’annuncio del mio tanto sognato ritorno alla fonte,cioè in India, il posto dove sono certa un giorno potremo vivere in pace,intendo dire io e Leo, il mio compagno. Ma allora cosa è successo! Bhe l’inconveniente è proprio grosso e riguarda la salute per il momento non mia, intendo dire che la mia salute mentale potrebbe cedere di sicuro ma quella della luce più illuminante della mia vita colui che è stato davvero il mio primo maestro di vita, i più arguti avranno capito, per gli altri basta solo sapere che il viaggio è saltato per un motivo assai grave.

Ora la gente ti dirà è solo rimandato, lo sento lo rifarete e bla bla bla ma la verità è che nonostante tutto lo yoga e il miglioramento che posso aver fatto in me questa cosa brucia in petto come un fuoco ardente perché questa umanità becera fatta di risentimento e pensieri negativi è ancora insita in me e nonostante tutto,l’equanimità, alla quale noi yogi e yogini aspiriamo, è lontana da raggiungere anche se si possono fare passi da giganti. Però c’è un però e si chiama forza di rialzarsi da soli e con la connessione profonda a quel sé superiore che aleggia sopra la mia testa e che sento, sento fortissimo e che mi aiuta a pensare che tutto passa anche il male più soffocante.

Quindi per ora niente India, gli zaini restano pronti come fermi con la marcia inserita speriamo prestissimo e se lì non sarà speriamo di ritrovarci in un surrogato che al momento risulta essere per noi la Spagna.

Tecnicamente vi dico che le assicurazioni di viaggio,anche quelle migliori,non pagano se uno dei viaggiatori ha un male pregresso nonostante poco prima della partenza non è mai stato meglio quindi a meno che non vi affidate ad assicurazioni specifiche che da sole costano quanto un quarto del viaggio, preparatevi a perdere i soldi a meno che non ci sia un miracolo e nel nostro caso ci è stato,almeno in parte,ovvero la compagnia Turkish Airlines con la quale avremmo dovuto volare in India,ha modificato il nostro piano voli, peccato che nessuno ci aveva notificato il cambio e che lo scopro solo facendo una delle tante telefonate per procedere a quella farsa e ridicola procedura per avere un risarcimento dall’assicurazione di viaggio che al primo colloquio sembrava ben disposta ma questo l’ho già spiegato. La Turchia in quei giorni fu colpita da un terremoto tremendo e da un ondata di mal tempo che probabilmente hanno inceppato qualche sistema di comunicazione.

Morale: per una specie di miracolo ho recuperato i soldi del volo e il centro ayurvedico al quale avevo corrisposto un acconto mi aspetta appena possibile. Pensate che questo ci scoraggi?No mai e non permettetelo a nessuno, ricordate la vita è una e semmai qualcuno cercherà di farvi sentire inadatto, se qualcuno anche autorevole e con la scienza in tasca vi dirà,viaggiare no,viaggiare si. mandatelo gentilmente a c….. e proseguite la vostra vita perché finché avrete respiro sarete vivi come non mai. Vi amo tutti alla prossima e Hari Om Tat Sat

DIARIO DI VIAGGIO: cronaca di un ritorno a casa

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Sono passati otto anni da quel primo primo viaggio in India e adesso eccomi pronta a tornare da te. Non posso dire che il cambiamento in me sia avvenuto in India, perché ormai era già da qualche anno che durante la mia frequentazione dell’Asia qualcosa di forte si era mosso dentro di me e una voglia irrefrenabile mi spingeva ogni anno a tornarci, come in un’attrazione che non sapevo allora ben spiegare ed ogni qualvolta dicevo ok si cambia lato del mondo, la mancanza era talmente forte che spesso anche di fronte a luoghi unici e spettacolari dall’altra parte del globo, io sentivo una mancanza enorme. Qualcosa di forte stava ormai avvenendo ed anche se allora non sapevo bene cosa era, in cuor mio sapevo che l’Asia era il mio posto dove ritrovare me stessa ogni volta che la perdevo.

Ma veniamo al viaggio in India di otto anni fa un viaggio fatto a seguito di un lutto che ha segnato me e il mio compagno in maniera indelebile e che qualcuno potrà definire una banalità perché a lasciarci su questa vita terrena fu la nostra pelosa di nome Ale, andata via dopo 18 anni 4 mesi e 5 giorni di assoluta meraviglia condivisa insieme, con lei andò via un pezzo grande di noi e ora non è neppure il caso di stare a parlarne senza rischiare di andare, come spesso mi accade, fuori tema. Ad ogni modo prendo il volo per Delhi e l’alloggio spartano, molto spartano, nel cuore di Parangaji che neppure sapevo che quartiere fosse, insomma per una che organizzava viaggi per gli altri, un disastro su tutta la linea. Volo che arriva a notte inoltrata, la rete di un tassista che ci porta da tutt’altra parte e cerca di convincermi che il mio hotel non è aperto, il mio compagno atterrito dalla paura ed io che invece non mi sono sentita così a casa come in quel momento.

Ora non la faccio troppo lunga lo racconterò nel dettaglio nel libro che, come dice il mio Leo, prima o poi devo decidermi a scrivere. Quel viaggio facile non fu per niente, ebbi anche un piccolo incidente in uno di quegli autobus scalcinati con il quale ci muovevamo verso Jaipur mi sembra ma potrei sbagliare perché dieti una tale botta in testa che non so come io abbia fatto a rimanere cosciente, nonostante i giorni a seguire avvertivo nausea e senso di vomito e tra le altre cose neppure avevamo un’assicurazione di viaggio, insomma un casino, tranne per il cambiamento improvviso di Leo che era tornato audace e sicuro di se stesso come sempre è stato, aggirandosi per l’india come se la conoscesse da sempre.

Vi starete chiedendo ma allora cosa hai provato? Allora risponderò così: tutto ma proprio tutto, il bello e il brutto ma soprattutto finalmente la consapevolezza di essere giunta a capire che l’India, la sua cultura che tutti definiscono diversa dalla nostra e che lo è senza ombra di dubbio, per me che mai mi sono sentita troppo bene nelle vesti di cittadina occidentale così come impone la società, mi faceva sentire a casa come se lì ci fosse un posto per me, un posto dove poter vivere credendo a ciò che mi pare(non che ora io non lo faccia)perché tutto è vero ma tutto può essere il contrario di tutto.

Poi il mio incontro con SHIVA…… ma questa è una storia lunga e intima che mi riservo la possibilità di raccontarvela più avanti forse, o forse no

In conclusione voglio dirvi che, ammesso ci avete capito qualcosa, nonostante tutti dicano è l’India è tanto diversa da noi, le condizioni sono disastrose, le disparità enormi, o la ami o la odi e bla bla bla per me è casa e il mio cuore esplode all’idea di poterci tornare e tenere fede alla promessa fatta durante la pandemia: I MIEI VIAGGI FUORI DAL CORTO RAGGIO INIZIERANNO DA TE, MIA AMATA INDIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!

LEFKADA TOWN: piccola e gradevole cittadina della Grecia

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La prima volta che sono sbarcata in Grecia risale a davvero diversi anni fa, iniziavano solo allora i primi voli economici verso le varie isole della Grecia e la nostra scelta finì per caso su Creta. Era la fine di Ottobre ed il tempo laggiù era perfetto, sole, temperatura gradevole e turismo, quello bello, senza eccessi prevalentemente fatto di nord europei. Da quella volta la Grecia ha rappresentato il nostro fine estate preferito, ogni anno un isola diversa in base anche alla convenienza del biglietto aereo e l’ultima è stata Lefkada, un isola del Mar Ionio poco distante dalla famosa Corfù.

Il volo dura poco più di un’ora e il suo aeroporto serve non solo l’isola ma anche la cittadina costiera di Parga poco distante, decidiamo di lasciare quest’ultima per il prossimo giro verso la Grecia e aspettiamo il bus locale verso la città di Lefkada. I collegamenti locali da e per l’aeroporto non sono frequenti avrei forse dovuto pensare ad un transfer per velocizzare o un taxi che ci chiede 50 euro per portarci al nostro appartamento in centro. Decidiamo di ottimizzare il tempo prima che arrivi il bus e mangiamo presso il ristorante che si trova proprio di fronte al terminal, frequentato prevalentemente da viaggiatori in partenza o in arrivo, nulla di particolarmente eccezionale anche se devo ammettere che in Grecia trovate una materia prima talmente eccezionale, con frutta e verdura che sanno di frutta e verdura che, una semplice insalata, diventa il paradiso.

Per me anche solo stare seduta su una panchina sbilenca aspettando il bus diventa un motivo di gioia non fosse altro perché il sole ancora caldo della Grecia mi ricarica nel corpo e nella mente e poi sono con Leo(il mio compagno di vita e viaggi)in un posto nel quale mi sento un pochino a casa quindi non potrei chiedere di meglio.

Il bus arriva e con pochi euro si arriva al centro di Lefkada dopo circa una trentina di minuti. La fermata dei bus è piccolina un marciapiede dove fermano tutte le corriere dirette verso molte località isolane, inclusa la città di Parga ma questa volta per noi i giri saranno solo quelli verso il mercato locale, il porticciolo e la spiaggia, veniamo fuori da una primavera ed estate tremenda e per i nostri 4 giorni di permanenza sull’isola vogliamo solo vivere nello yoga, come dico io, contemplando ogni cosa e grati del momento presente.

Alloggiamo in un grazioso e super accessoriato appartamento a pochi passi dal centro, il costo a notte è di circa 40 euro ma volendo in bassa stagione si può risparmiare ancora qualcosa, noi questa volta siamo in Grecia i primi di Ottobre e devo dire che è tutto perfetto come sempre.

La mattina quando mi sveglio per la pratica circa alle 04:30 l’aria è fresca ed il cielo ancora buio devo mettere una felpa per stare bene fuori sul terrazzo per iniziare a connettermi con me stessa ma è bellissimo, la via dell’appartamento e silenziosa e sono praticamente l’unica anima già sveglia a parte il cane del vicino che fa un giro solitario prima di rientrare nella sua cuccia.

Generalmente Leo adora stare in hotel con almeno la colazione inclusa, quei buffet dove si mangerebbe anche le gambe del tavolo senza pudore, io che invece ormai ho rivoluzionato completamente il mio modo d’essere adoro preparare il cibo per me e per chi amo con dedizione e prodotti di qualità e la Grecia è uno di quei posti dove non trovi pentimenti nel farlo, quindi un bel giretto al mercato locale. Leo a fare la spesa di frutta e verdura è davvero fantastico, molto più di me, riesce a selezionare i pezzi migliori e saporiti. Una bella scorta di cetrioli, olive, yogurt, noci, miele e frutta varia ed è come portare la Grecia in una busta. Tutto è talmente buono che per tutti i giorni a seguire, entusiasta anche della cucina nuova e del terrazzo assolato, decido di preparare sempre io i nostri pasti e devo dire che anche Leo, ormai diventato consapevole di quanto sia necessaria un’alimentazione semplice e senza troppi pastrocchi, apprezza tutte le mie ricette pseudo greche che porto a tavola.

Il centro di Lefkada è piccolo si gira agevolmente ci sono localini caratteristici dove prendere un caffè o mangiare ed una serie di vicoletti deliziosi dove intrattenersi a scattare qualche foto. Il ponte di legno di Lefkada è sicuramente l’attrazione più famosa della città, nulla di eccezionale ma la sera i locali si radunano lì con le loro barchette telecomandate e le mettono in questo lungo canale per guidarle nella navigazione telecomandata ed è interessante fermarsi a guardarle, qualche modellino è anche abbastanza grande. Proseguendo in direzione del faro cittadino si trova oltre il canale una spiaggia stupenda poco frequentata, almeno in quel periodo, con acqua cristallina, nessuna distrazione se non il mare e il suo rumore, se si vuole poco distante un piccolo chiosco per prender qualcosa e stop, una giornata così merita di essere glorificata.

Ci sono altre spiagge che si possono raggiungere a piedi dal centro di Lefkada con una quarantina o forse più di cammino, noi abbiamo scelto questa che è la più vicina e ci mettevamo trenta minuti di cammino ma so che l’altra più grande è lunga e piena del colore vivace delle vele dei kitesurfer che sfruttano il vento costante di quella zona, noi invece eravamo riparati dai venti, però sicuramente è bellissima quindi se vi capita di andarci fatemi sapere, per noi in quei quattro giorni andava bene così

NUOVO VIAGGIO: in rotta verso il cambiamento

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Eccomi qua: il 2023 è iniziato da ormai una quindicina di giorni ed io finalmente ho deciso di scrivere quello che ho in mente da un pò di tempo e che sento di condividere con voi perché credo che se continuassi ancora su questa direzione farei uno sbaglio enorme, offendendo me stessa prima di tutto e chi mi legge, in secondo luogo.

Ormai è già qualche anno che è nato questo sito, ci sono stati scambi interessanti con qualcuno di voi, qualcuno ha trovato spunti, qualcuno mi ha criticato senza mezze misure. Ho visto crescere l’interesse verso questo sito e di questo ne sono stata felice, avrei voluto il successo immediato come capita ad altri, avrei voluto sbancare come spesso capita agli altri ma diciamolo non sono mai stata brava a “vendermi” si fa per dire e a fare business come mi dice spesso qualcuno. Però la verità è che non mi è mai importato molto del successo altrui, certo avrei voluto vivere solo dei miei racconti di viaggio, ma per ora non è così, forse un giorno lo sarà forse no ma poco importa perché io ci ho messo del mio e quando dico del mio, intendo il mio cuore e la mia passione. Devo dire che prima del maledetto co19 le cose iniziavano ad andare nella direzione giusta almeno professionalmente, poi però si smette di viaggiare e l’interesse scema. Quando poi si ritorna a viaggiare ecco che ritornano i sapientoni, quelli che non sanno nulla di cosa realmente c’è dietro al lavoro di chi organizza un viaggio seriamente e per professione, arrivano quelli di booking.com e google flight ed intendiamoci non ho nulla contro di loro e vanno anche bene se non ci si crea aspettative o non si ha problemi a rimanere a piedi ma ergersi sapiente e saccente su chi, con umiltà, ha studiato la professione di chi organizza viaggi, sia un agente o un tour operator o anche un autodidatta e che continua ad amare follemente questi studi e che ancora tiene ben a mente le parole del suo primo maestro:< < quando racconti un viaggio qualsiasi esso sia devi far viaggiare ad occhi aperti>> allora proprio non ci sto. Non so se in questi anni sono riuscita a farvi viaggiare ad occhi aperti, sarete voi a dirmelo ma ciò che è certo e che ci ho messo e ci metto il cuore ma non voglio continuare in questa direzione perché nel frattempo altre cose si sono affacciate prepotentemente nella mia vita come lo yoga(quello vero) e altre ancora di cui forse vi parlerò più avanti.

Fatto questo lungo preambolo, (qualcuno forse ha già chiuso pagina), quello che voglio dirvi e che al contrario di ciò che forse vi ho portato a credere Travelale non chiude i battenti ma cambia strada. Non voglio dire che non parlerò di luoghi che spero continuino sempre a roteare come trottole nella mia vita ma vorrei cercare di raccontare un posto per le sensazioni che mi regala, per la pratica di yoga che in quel momento ho sentito di praticare o meno o semplicemente per il silenzio che ha evocato. Non so bene dove mi porterà o se piacerà e per quanto io vi ami profondamente non è neppure tanto importante perché voglio seguire questa strada e come lo yoga mi insegna, senza crearmi alcuna aspettativa ma solo per il gusto di farlo. Quindi amici miei state connessi IL VIAGGIO, quello vero, inizia ora. HARI OM TAT SAT